Cultura Letteratura

θυμός, la scissione dell’identità secondo Omero

Quando, ad esempio, nel libro XVII Menelao medita di abbandonare il corpo di Patroclo con le sue armi, per non affrontare Ettore e i Troiani, si domanda: «Perché il mio θυμός mi suggerisce queste cose?».

di Fabrizio Coscia

Aiace difende le navi greche dall’attacco dei troiani.

Per Omero l’uomo ha una percezione di sé e delle sue facoltà parcellizzata. Non si concepisce come un io unitario. Si prenda, ad esempio, la parola «coscienza», o «mente», che Omero chiama θυμός, una delle maggiori ricorrenze nell’Iliade. Esso è la sede delle emozioni, una sorta di anima senziente, o più concretamente (poiché il concetto spirituale di “anima” è tipicamente cristiano ed estraneo alla cultura greca arcaica, così come lo stesso concetto di “coscienza”), un organo dei sentimenti (a volte viene tradotto con «cuore»), con cui gli eroi omerici spesso dialogano, come se fosse un’istanza separata, una voce interiore indipendente dalla propria volontà (Onians osserva che è racchiuso nei polmoni come un elemento caldo).

Quando, ad esempio, nel libro XVII Menelao medita di abbandonare il corpo di Patroclo con le sue armi, per non affrontare Ettore e i Troiani, si domanda: «Perché il mio θυμός mi suggerisce queste cose?». O quando Diomede si riferisce ad Achille che si rifiuta di combattere, nel libro IX, sostiene che l’eroe lo farà «quando nel petto il θυμός gli parla e un dio lo sospinge». Del resto, la stessa famosa «ira» di Achille è infusa dal θυμός, che agisce soprattutto quando l’eroe vive una situazione di stress emotivo. La scissione dell’identità nasce, dunque, con Omero. È lui il primo a scoprire che «l’io non è padrone in casa propria», poiché lo stesso io è il risultato di diverse componenti, come, oltre al θυμός, il corpo (σῶμα), il soffio vitale (ψυχή), il centro razionale (φρήν), l’intelligenza (νοῦς).

Non è un caso, dunque, che Freud, per destrutturare quella fittizia unità che, dai latini in poi, ha sostituito la frammentazione dell’uomo omerico, abbia guardato proprio ai Greci e ai loro miti. Tutto era già lì, tutto è ancora lì. Basta leggere l’Iliade per capire chi siamo e come siamo.


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