da redazione

«La via Emilia era pericolosissima perché continuamente presa di mira dagli aerei alleati, che colpivano e mitragliavano di notte, in quanto utilizzata dai tedeschi per spostare carri armati e camion per rifornimenti. Quando passavano gli aerei americani veniva suonato l’allarme e noi andavamo nei rifugi, portando le nostre valigie con le cose più preziose che avevamo. Stavamo nel rifugio fino al cessato allarme»: nell’opera “Viera. Un’italiana del ’23” di Paola Mattioli si racconta dell’esperienza della Seconda guerra mondiale vissuta da una donna che ha voluto poi registrare tutti i suoi pensieri in un quaderno di pelle verde.
Questo prezioso diario è stato poi ritrovato da sua figlia, l’autrice, che ha deciso di farne un libro per ricordare la figura di sua madre Viera e per narrare dal suo punto di vista una fase cruciale della storia italiana. Ci troviamo quindi di fronte a una raccolta di memorie ma anche al resoconto di un momento oscuro, in cui tutte le certezze sono cadute; siamo nel 1940, Viera ha diciassette anni e l’Italia è appena entrata in guerra. La sua famiglia si era trasferita dalla Romagna a Bologna e la vita era serena per tutti, fin quando la violenza non è diventata parte della loro quotidianità: costretti a fuggire lasciando indietro la propria casa e i propri averi, si recano a Lugo di Romagna da alcuni parenti, ma la guerra li segue e li costringe a muoversi ancora. Viera racconta dei momenti di terrore, a causa dei bombardamenti e delle raffiche di mitra a pochi metri da loro; la guerra però non miete vittime solo a causa delle armi: la promiscuità dello stare in tante persone in ambienti piccoli, sporchi e spesso senza ventilazione fa insorgere malattie come le febbri da infezioni, il tifo influenzale, le tonsilliti e i disturbi intestinali. Non bisogna poi dimenticare la fame e il freddo, nemici al pari dei soldati; Viera rammenta gli stracci di cui erano vestiti, che non potevano coprire nelle notti fredde, e che venivano rammendati alla meno peggio – un’umiliazione per chi aveva sempre vissuto con decoro e che ora si ritrovava a non potersi neanche lavare.
Nel diario non c’è però solo il racconto dei momenti di disperazione: emerge infatti la luce della coraggiosa Viera, che non si è mai arresa e che ha imparato dall’esperienza della guerra a dare valore alle cose importanti e ad essere altruista e generosa, perché solo aiutandosi l’un l’altro si può uscire dall’oscurità.
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