di Andrea Porcelluzzi
L’opera di Giorgio De Santillana esplora l’ipotesi del mito come radice del pensiero scientifico.
Forse tra migliaia di anni lo stesso stupore che oggi ci prende davanti alla rozza imponenza di Stonehenge o percorrendo le navate di Notre-Dame de Chartres lo vivremo di fronte al modulo lunare della missione Apollo 11. Ci meraviglieremo che popoli antichi compissero viaggi astrali usando un computer di bordo con la capacità di memoria di una calcolatrice da tasca. Forse avremo maturato una diversa concezione del tempo e dello spazio, nascerà un nuovo linguaggio scientifico e nuovi sistemi di notazione. Le parole “atomo”, “forza”, “energia” ci sembreranno metafore ingenue, o frammenti di antichissime preghiere, o poesie. Nello stesso anno in cui un uomo passeggiò per la prima volta sulla luna venne pubblicata la prima edizione de Il mulino di Amleto, di Giorgio de Santillana e Herta Von Dechend. Il sottotitolo recita “saggio sul Mito e sulla struttura del Tempo”.
Per De Santillana l’origine del pensiero scientifico coincide col momento in cui abbiamo iniziato a cercare gli invarianti impersonali che si celano dietro gli avvenimenti: questo sarebbe accaduto per la prima volta circa cinquemila anni fa, osservando le stelle e le loro ricorrenze. Ordinato secondo mi[…]