La poco previdente narrazione isterica “è un’influenza e poco più”, come un focolaio intellettualistico senza speranza di attecchire, è già un passato imbarazzante.
C’è un momento in World War Z, un inverno tra l’Evento X e Catastrofe conclamata di Yonkers, in cui il pericolo è diventato cronaca lontana, la vita quotidiana continua come sempre, la popolazione va al lavoro e torna a dormire nei suburbs. Sappiamo come finisce questo momento: collettivamente con la battaglia di Yonkers, come individui nel panico disperato e gli zombie che sfondano graziose finestre panoramiche. A quell’inverno del denial ne segue un altro: tra la neve, nelle foreste del nord, borghesi che muoiono di freddo, fame, malattie e violenza.
Ora non ci sono zombie, siamo a Milano. Osterie e ristoranti chic sono pieni, luoghi in cui i tavoli sono attaccati l’uno all’altro, i tetti bassi, il centimetro quadrato è messo a sistema produttivo, il distanziamento…
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