A Laura Tripaldi
Ogni giorno, quell’agosto di villeggiatura in Versilia, faceva il giro delle trappole che aveva posizionato in riva ai fossi, ai bordi della palude o nel bosco vicino al lago. Zaino in spalla, vestito solo di costume da bagno a pantaloncino e canottiera, coi bicipiti bene in vista partiva alla prima metà del pomeriggio, quando l’aria era più calda e tremava all’orizzonte simile a un fuoco fatuo. Era l’unico scampolo della giornata che valesse la pena di venir speso in un’operazione apparentemente assurda ma in realtà assai significativa.
Per arrivare alle trappole attraversava luoghi idillici e contromano, angoli incantati che si fermava a fotografare rimpiangendo di avere con sé l’attrezzatura entomologica e non quella da pittura. Sfidava il sole e l’afa ma era troppo bello per lui vedere come il cielo e le fronde si specchiassero sulle acque del canale e, assieme a loro, le cime irregolari delle…
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