di Leonardo Luccone
Se è vero che la scrittura è soprattutto sudore e dedizione, se è vero che la scrittura è in grado di intrappolare le vibrazioni più recondite, allora queste lettere, così organizzate, sono una biografia di F. Scott Fitzgerald. Uno sguardo angolato che accorpa i frammenti di vita con il mastice dei diari, che allinea i mattoni della bêtise con la malta della scrittura.
L’antologia edita da minimum fax possiede davvero una completezza biografica. Osserva, attraverso lo scandaglio dello scambio epistolare, gli anfratti di un’esistenza schermata in superficie da un luccichio ingannevole. Perché si è portati ad alimentare una drammaturgia glamour, quando ci si pone di fronte alla parabola scoppiettante di F. Scott Fitzgerald, storditi dal fascino irradiato dal talento e dai suoi misteriosi effetti collaterali. Ma appunto “Sarà un capolavoro – Lettere all’agente, all’editor e agli amici scrittori” racconta la fatica dello scrittore, la passione ardimentosa, le incalcolabili debolezze, la consuetudine alla generosità, testimoniata anche dalla moglie Zelda, che tre giorni dopo la morte di Fitzgerald rivelò: “Ha dedicato notti su notti a lavorare sui manoscritti di altri, a spostare paragrafi e a dare qualche buon consiglio, perfino quando era troppo malato per prendersi cura di sé”.
Circoscritti e ben definiti gli argomenti trattati nelle lettere inviate e ricevute dallo scrittore statunitense, suddivise, all’interno della raccolta, in cinque capitoli che coprono un arco temporale di ventitré anni, da i “Primi successi (1917-1922)” a “Le luci opache di Hollywood (1937-1940)”.
Problemi di soldi, innanzitutto. I debiti incalzano quasi implacabilmente Fitzgerald, che chiede anticipi e prestiti, e al contempo si ingegna per onorar[…]
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