da redazione Downtobaker.

Come si può esprimere alla perfezione l’essenza del vuoto? Che cosa può rappresentarla senz’ombra di dubbio? Il vuoto di una biblioteca; svuotata. Il suono insopportabile del suo silenzio mentre, sugli scaffali, unici rimasti, i libri invocano qualcuno che li legga per ridestarli dall’inerzia. Ma che cos’è soprattutto che svuota una biblioteca? L’afa, il disinteresse, l’inconsapevolezza, l’ignoranza, la guerra. In questa poesia di Ilaria Grasso tutto quel vuoto e quel frastuono silenzioso emergono in modo ancora più eclatante.
Le biblioteche sono vuote
di un vuoto tanto vuoto da farci l’eco.
Sugli scaffali i dorsi dei libri
urlano titoli e nomi
nelle pareti bianche
delle biblioteche vuote.
I fogli di giornali volano
dalle finestre aperte.
Si attorcigliano con le foglie del parco
tra le merde dei cani
e i tappi di birra dinoccolati
a terra.
Esseri umani pochi o niente.