Cultura Letteratura

Il lavoro, nel senso di chi non ce l’ha. La nostra rivista? Sarà un’apocalisse

“La rivista,” racconta Stefano Tieri, “è stata finanziata per anni con i fondi universitari per gli studenti mentre adesso è autonoma e regolarmente in vendita nella versione cartacea.

di Corrado Premuda

Nel manifesto del primo numero si dice che questo periodico culturale vuole essere come un foglio che viene macchiato per le eccessive riscritture, correzioni e cancellature, uno spazio in cui trattare i vari aspetti dell’epoca attuale senza dimenticare il passato, alla larga dal politicamente corretto. Charta Sporca nasce nel 2011 alla facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Trieste. Fanno parte del gruppo una ventina di studenti di tutta la regione conosciutisi nei mesi precedenti durante quelle occupazioni e quelle proteste che dieci anni fa scossero il mondo accademico a causa della contestata riforma Gelmini. I ragazzi decidono di fondare una rivista e al primo incontro uno di loro legge alcuni versi di Pasolini: “Tenderà a rimettere in discussione tutto, ché in definitiva mi rifiuto, sia inconsapevolmente che consapevolmente, a ogni forma di pacificazione.” Il titolo di quella poesia diventa il nome del periodico. Oggi i numeri della rivista cartacea sono trenta ma idee, articoli e approfondimenti compaiono in maniera costante anche sul sito web chartasporca.it. Della nutrita redazione incontriamo il direttore Stefano Tieri, il caporedattore web Andrea Muni, Davide Pittioni e Sara Nocent. Dice Muni: “Il periodico è nato in ambiente universitario nonostante l’università, nel senso che in quel momento c’era da parte nostra molta sfiducia nel riscontrare come l’istituzione stesse diventando un esamificio e non si trovavano più momenti per praticare ciò che stavamo imparando.” Che gli studenti abbiano spesso manifestato per esprimere un malcontento sulle politiche universitarie è un dato di fatto ma oggi nei ragazzi, secondo la più giovane del gruppo Sara Nocent, iscritta al primo anno di Lettere, sembra essersi spenta quella scintilla combattiva e propositiva. Indubbiamente l’offerta formativa risulta ormai impoverita, le ore di lezione sono diminuite e le facoltà umanistiche di Trieste e Udine hanno dovuto accorparsi per sopravvivere. La rivista, tra gli altri argomenti, mette in discussione il modello universitario partendo dall’esperienza dei redattori. Aggiunge Andrea Muni: “L’intreccio degli atenei col mondo del lavoro vuole aziendalizzare l’insegnamento e professionalizzare il percorso formativo. Andrebbe invece approfondita la pratica culturale mentre l’università si sta appiattendo per diventare un anello della catena nella filiera del lavoro.” L’associazione Charta Sporca, diretta da Giuseppe Nava, prova a rispondere a questo disagio attraverso la rivista ma anche per mezzo di un festival di letteratura giovanile, “Letteraria”, un polo di lettura creato insieme al PAG al ricreatorio Toti e inserito nel progetto della biblioteca diffusa del Comune, incontri di discussione e seminari aperti a tutti. L’intento è quello di coinvolgere la cittadinanza, non solo gli studenti, e di toccare anche Gorizia e Udine, non solo Trieste.

Ma il messaggio non sempre viene accolto dalle istituzioni. “La rivista,” racconta Stefano Tieri, “è stata finanziata per anni con i fondi universitari per gli studenti mentre adesso è autonoma e regolarmente in vendita nella versione cartacea. Invece il festival “Letteraria – Parole emergenti”, in cui avevamo ospitato autori come Paolo Di Paolo, Claudia Durastanti, Tommaso Di Dio e Silvia Capodivacca, si è arenato alla prima edizione del 2017: l’anno seguente la Regione e il Comune non ci hanno rinnovato il finanziamento perché secondo loro non avevamo fatto evolvere il progetto.” Tieri scrive sul Fatto Quotidiano e Muni collabora saltuariamente con L’Espresso, entrambi firmano pezzi su Aut Aut, la rivista di filosofia diretta da Pier Aldo Rovatti di cui tutti sono stati allievi. Ma nelle loro vite ci sono anche altri lavori, dalle supplenze a scuola all’accoglienza sociale fino all’attività stagionale di bagnino e ai dottorati: tutti modelli di precariato, sottolineano con un sorriso amaro. Il sottotitolo della rivista è “Pensare inattuale”, un’espressione filosofica che richiama Nietzsche e che vuole sottolineare la volontà di occuparsi di argomenti di tutti i giorni ma controcorrente, mostrando il rovescio della realtà, o andando a indagare temi di cui si parla poco. I contributi sia sulla carta che sul web mantengono una visione critica e il pubblico dei lettori, cresciuto insieme alla rivista, è eterogeneo e partecipa numeroso alle presentazioni, l’ultima delle quali si è tenuta alla libreria Dedalus in Borgo teresiano. Il fatto, poi, di dare spazio a punti di vista differenti consente di essere letti in maniera trasversale a Trieste e in regione. L’ultimo numero era dedicato alle distopie, mescolando articoli e narrazioni ibride, mentre quello attuale è incentrato sul lavoro, in relazione al problema di chi non ce l’ha e in rapporto al concetto di identità: non un’ennesima analisi del mondo del lavoro ma una serie di racconti soggettivi e personali dal di dentro, il vissuto di diverse prospettive, le esperienze e le contraddizioni che raccontano storie senza analisi sociologiche o economiche. E il numero in cantiere? “Avrà come tema l’apocalisse”, dice Davide Pittioni, “concetto inteso come rivelazione nel suo senso etimologico più che come fine del mondo, vogliamo parlare della rivelazione di un momento storico preciso, il nostro, con una strizzata d’occhio al clima e all’ambiente ma anche alla religione. Conterrà interventi di tema filosofico e letterario e uscirà in maggio.” Le presentazioni in giro per la regione saranno occasione per seminari aperti, pretesti per aggregare persone e discutere, in vista di nuove collaborazioni tra cui quella con Vicino/Lontano.

Diversi redattori di Charta Sporca insegnano alla Scuola di Filosofia di Trieste, inventata e diretta da Pier Aldo Rovatti, e le lezioni si tengono presso la Direzione del Dipartimento di salute mentale nel parco di San Giovanni. Da un paio d’anni è nata anche la Scuola del Sospetto che consiste in una serie di incontri informali organizzati d’estate sul molo Audace o alla pineta di Barcola. L’ispirazione viene dai maestri del sospetto, Marx, Nietzsche e Freud, le cui elucubrazioni erano critiche nei confronti delle ideologie in quanto intese come falsa coscienza, e da autori che a loro si sono rifatti come Foucault, Deleuze e Lacan. I temi affrontati dall’associazione Charta Sporca in questi seminari all’aria aperta sono i più diversi, dal cyberfemminismo al rapporto tra Pavese e i miti. 

Dall’esperienza del festival letterario “Letteraria” organizzato dall’associazione Charta Sporca nel 2017 sono nate amicizie e collaborazioni con autori come Giulia Caminito, che nei suoi romanzi collega la grande Storia con una piccola vicenda, e il medico e psichiatra Piero Cipriano. “Gli studenti universitari sono dei lettori accelerati”, dice Sara Nocent, “pescano ciò che gli interessa, spesso più per poter dire di aver letto qualcosa, senza perdere troppo tempo: la loro è una lettura frammentaria, scandita dal web.” Per la rivista la redazione vaglia tutti i contributi inviati e se il materiale interessa l’autore può discuterne e modificarlo sotto la supervisione dell’editor Piero Rosso. La rivista è pubblicata dall’editore Lettere Scarlatte ed è in vendita in alcune librerie di Trieste, Gorizia e Udine.

Articolo comparso in origine su TuttoLibri di sabato 22 febbraio 2020.

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