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La poesia non salva la vita. La cultura non è un salvagente. Nell’immaginario dell’emergenza – non necessariamente quello generato da una pandemia – non è ancora chiaro che cosa, nell’ordine dei beni immateriali, possa fare la differenza tra la vita e la morte. Come prepararsi, quali cose avere in casa, dove rifugiarsi? La realtà è ordinata come dicono alcuni, Homo homini lupus, darwinismo sociale, neoliberismo, o come è possibile con certi altri procedurali come prosocialità, cooperazione, mutuo appoggio. Su queste cose possiamo avere delle idee più o meno precise, più o meno operative, ma passare dai beni-rifugio ai beni-dello-spirito è un’operazione insidiosa. Sembrano dialoghi con un’entità immaginaria. Ogni inserimento in un elenco prevede un’assegnazione di valore e una prospettiva. A meno di scivolare in forzature metaforiche che scontentano tutti, cultura e poesia non si sa bene a che cosa servano in un piano di evacuazione, in un protocollo di…
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