Letteratura Recensioni

“Crocevia di punti morti” di Matteo Grilli: viaggio surreale tra le ossessioni umane.

Tra Stephen King e Pier Vittorio Tondelli, un abbacinante squarcio di provincia e smarrimento.

di Jenny Barbieri

“Per costruire un’ossessione ci vuole tempo, pazienza, abnegazione e anche un po’ di magia che non guasta mai”. Lo sanno bene Celeste, Leonardo e Massimo, tre delle quattro anime nel Pozzo, portate in vita da Matteo Grilli nel suo romanzo d’esordio: “Crocevia di punti morti.”

Celeste, giovane aspirante filosofa in cerca dell’amore vero, sincero ed eterno, ma capace solo di sgretolare qualsiasi storia decente; Massimo, scenografo di scarso successo, che vive in un precario equilibrio tra sensibilità e realismo; Leonardo, una vita spesa inseguendo il terrificante sogno di un incontro-scontro con Pennywise. Ultimo, ma non ultimo, K, la quarta anima, quella più complessa da comprendere, umana e al contempo aliena, collegamento con un altrove che non tutti sanno  o vogliono cogliere. Matteo Grilli ci presenta ciascuno di loro lentamente e lo fa non solo attraverso le loro storie, ma anche inventando uno stile di scrittura ricalcato sul singolo protagonista: come nei libri di Welsh, il modo di esprimersi dei vari personaggi li caratterizza e ci mostra la loro vera essenza, permettendoci di divertirci a scoprirli a poco a poco. Così, troviamo uno stile misurato quando è Massimo a raccontarci i suoi contrasti, uno scrivere ossessivo e a tratti frenetico caratterizza, invece, le parti dedicate a Celeste e Leonardo, mentre a K, essere al di là del tempo e dello spazio, non si poteva non associare un flusso di coscienza ininterrotto.

Faccio un paio di giri per il pozzo imparo a memoria le strade e i nomi degli abitanti capisco fino a dove posso spingermi nelle mie camminate la gente del pozzo mi vede e non mi vede dipende come stanno io mi faccio i cazzi miei a volte qualcuno che ha bevuto tipo trenta birre mi rompe i coglioni ma io basta che sorrido e quello parte di testa piangono tutti tranne i nani umani i bambini a loro non frega un cazzo della mia esistenza mi fanno una paura forse perché effettivamente non sono mai nato davvero.

Senza accorgersene, ci si trova irretiti in un percorso dell’animo umano, che possiamo sentire ancora più vicino e reale in quanto ambientato in un piccolo paese di provincia, il Pozzo, simile a molti altri paesi dove tempo e spazio si fondono in un’immobilità quasi irreale. Da questi luoghi, spesso, si prova a scappare, trasferendosi per studio o per lavoro, ma dal Pozzo non si può fuggire: esso è al contempo inizio e fine, è una calamita per i suoi abitanti, è laddove la vita ha inizio e laddove si trova la pace, è un luogo difficile da lasciare anche per noi lettori, una volta entrati in contatto con quest’avventura al limite tra fantascienza e horror.

Matteo Grilli, con le sue atmosfere surreali, riesce a risvegliare la nostra sete di fantasia e ci invita a tener viva quella sensibilità e quella vivacità mentale che abitano nel bambino che è in noi: se venisse a mancare questa nostra parte segreta e intima, è come se ci facessimo a pezzi, come se scendessimo a patti con la mera realtà a scapito della nostra magia.

Un’opera prima interessante, che parla sia a un pubblico giovane che a uno più adulto, un viaggio da intraprendere tra le pagine e dentro noi.

Per i lettori di: “It” di Stephen King, “Altri libertini” di Pier Vittorio Tondelli, “Superwoobinda” di Aldo Nove

Matteo Grilli (1988), esordisce scrivendo racconti horror e sceneggiature per fumetti. Ha sceneggiato la serie tv Anime & Sangue per Amazon Prime Video e attualmente è impegnato nella stesura di nuove serie tv.

Scrive articoli per «Not», «Esquire Italia» e «La Caduta» ed è autore e gestore della seguitissima pagina facebook Pagliare hhhhpostijng. Il suo saggio “La liberazione dell’otaku” si trova in Nerdopoli [effequ 2018].

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