Cultura Letteratura

Mappe, disegni e simboli del ‘Nome della rosa’

di Giacomo Verri

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Pianta del complesso abbaziale del Nome della rosa

In ogni romanzo di Umberto Eco, la scrupolosissima costruzione del mondo narrativo  nulla lascia al caso:

Il primo anno di lavoro del mio romanzo è stato dedicato alla costruzione del mondo. Lunghi regesti di tutti i libri che si potevano trovare in una biblioteca medievale. Elenchi di nomi e schede anagrafiche per molti personaggi, tanti dei quali sono stati poi esclusi dalla storia. Vale a dire che dovevo sapere anche chi erano gli altri monaci che nel libro non appaiono; e non era necessario che il lettore li conoscesse, ma dovevo conoscerli io (Postille a ‘Il nome della rosa’, Milano, Bompiani, 1983, p. 17).

Certo molti particolari utili all’autore empirico non entrano a far parte della strategia testuale; tuttavia, nel suo insieme, il fitto e accurato ammobiliamento dell’universo è funzionale all’espressione di alcune visioni del mondo. Si prendano in considerazione i personaggi. Per ognuno di essi Eco appronta delle descrizioni, a volte brevi ma nette, spesso minuziose, come quelle di Guglielmo, di Ubertino o di Malachia, e che, a detta di Patrizia Magli (P. Magli, “Per speculum et in aenigmate”. L’universo simbolico nella narrativa di Umberto Eco, in Semiotica: storia, teoria, interpretazione. Saggi intorno a Umberto Eco, a cura di P. Magli, G. Manetti, P. Violi, Milano, Bompiani, 1992, p. 265), sono veri e propri «blasons che fanno da premessa alla narrazione delle loro passioni, imprese, fatti, misfatti»: è il caso di Jorge, sempre dipinto con tratti cupi e diabolici, come a presagire la sua identificazione con l’Anticristo (del quale egli stesso fornisce una descrizione che pare ben adattarsi alla fisionomia del vecchio venerabile; ogni personaggio è stato dallo scrittore preventivamente ‘studiato’ attraverso degli schizzi, dei disegni, delle caricature. Cfr. l’intervista di A. Gnoli, Eco: “Così ho dato il nome alla rosa”, «La Domenica di Repubblica», 9 luglio 2006, che riproduce alcuni disegni originali di Eco).

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Non solo. Similmente a quanto avviene nel romanzo realistico alla Balzac, le descrizioni ambientali sembrano determinare alcune caratteristiche dei personaggi o delle situazioni, sebbene ciò non avvenga in maniera meccanicistica, poiché:

[…] in questo universo cosmologico, lo scambio di qualificazioni tra personaggio e ambiente è qualcosa di più: conferma l’ipotesi dell’unità organica che regge il gioco delle corrispondenze tra micro e macrocosmo […] (P. Magli, “Per speculum et in aenigmate”. L’universo simbolico nella narrativa di Umberto Eco, cit., p. 268).

A rafforzare tale progetto, l’insistenza nel descrivere  l’abbazia come una sorta di microcosmo, concluso e finito, determinato dall’abbraccio delle mura; e poi la biblioteca con le sue stanze, la loro disposizione, i cartigli che le uniscono in serie formanti i nomi delle terre fino ad allora conosciute, tutto concorre a mimare la forma del mondo.

Il lettore può controllare gli spostamenti di Adso e di Guglielmo nel labirinto attraverso la pianta acclusa a p. 323; allo stesso modo è possibile tracciare i percor[…]

via Mappe, disegni e simboli del ‘Nome della rosa’ – Giacomo Verri Libri

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