di Giulio Mozzi.
[vedi la riflessione di Demetrio Paolin sul medesimo argomento].
1. Lo scopo della presentazione non è vendere il libro, ma farlo conoscere.
2. Per attirare l’attenzione dei presenti, non si deve dire che il libro è bello: ma che è interessante.
3. Un libro è interessante se racconta una storia nella quale tutti possono riconoscersi (magari in allegoria) o se racconta una storia straordinaria (nella quale, tuttavia, tutti possono riconoscersi); è interessante se ci insegna qualcosa che non sappiamo (sulla vita, sul nostro paese, su un paese lontano, su qualcosa che può capitare a tutti, su qualcosa che in quel momento è al centro dell’interesse generale, su un’emozione o un sentimento o una passione che tutti possono condividere – magari solo in immaginazione -, su un evento storico che in un modo o nell’altro ci riguarda tutti; eccetera); è interessante se affronta un grande tema attraverso una storia precisa, dei fatti specifici, degli eventi nei quali tutti possiamo imbatterci; e così via. Insomma, ci sono molti modi per far percepire un libro come interessante.
3. Far conoscere un libro significa far capire che cosa è. Quindi è utile raccontare, almeno per sommi capi, la storia che contiene; e illustrare il modo in cui è raccontata.
4. Per far capire che cosa è un libro, un modo solitamente pratico e semplice è far raccontare all’autore (e per questo la presenza dell’autore è utile; sennò, potrebbe anche starsene a casa) come ha fatto a farlo. Le intenzioni dell’autore non sono tanto interessanti (tutti sono capaci di avere delle buone intenzioni), interessante può essere scoprire che cosa stava facendo nel momento in cui gli è venuta l’idea originaria, in che modo e per quali ragioni l’idea gli è sembrata degna di attenzione, che cosa ha fatto per svilupparla, quali altre idee (e come, e quando) si sono aggregate alla prima, come materialmente ha lavorato per trasformare tutti questi pensieri in una sequenza di parole scritte.
5. Il presentatore è un mediatore tra il libro e il pubblico presente. Non è lui il protagonista dell’incontro. Il presentatore ideale fa solo domande.
6. Ma poiché è un mediatore tra il libro e il pubblico presente, il mediatore può fare una cosa importante: raccontare perché, per lui, la lettura di quel libro è stata qualcosa di emozionante e/o di istruttivo. Se il presentatore racconta che a pagina 141 gli è venuto da piangere, perché quello che stava leggendo gli sembrava che parlasse di lui e della sua propria vita, e poi spiega bene in che modo il libro a pagina 141 parlava di lui e della sua propria vita – ecco, il presentatore ha proposto al pubblico presente un modello di lettura. Qualcosa che può essere condiviso (anche se, ovviamente, le ragioni del suo pianto a pagina 141 saranno state del tutto private).
7. A volte il presentatore è anche un garante: essendo più conosciuto (magari solo localmente) dell’autore, o addirittura essendo l’autore alle prime armi, può spendere la propria autorevolezza. Un buon motivo per leggere il libro è che ci si fida del giudiz[…]