Una celebre storia di passione, idealismo, amore per la letteratura ad opera di Miguel de Cervantes.

Pochi personaggi nella storia della letteratura di tutti i tempi hanno la forza mitica ed evocativa di Don Chisciotte della Mancia, l’indomito cavaliere senza macchia e senza paura, scaturito dalla penna di Miguel de Cervantes Saavedra. Una storia di passione, idealismo, amore per la letteratura che sfocia nella follia, spingendo l’hidalgo Alonso Quixano ad abbandonare la sua vita agiata per vivere in prima persona le eroiche e nobili avventure degli amati romanzi cavallereschi, scegliendo come fido scudiero il fedele contadino Sancho Panza e come “dama” la contadina Aldona Lorenza, trasfigurata nell’inarrivabile “Dulcinea del Toboso”. Un libro che parla di libri, che unisce gli ideali con il ridicolo, la passione con la follia, l’immaginazione con la comicità e la tragedia, e che ha saputo sopravvivere e appassionare con la sua assurdità milioni di lettori sognatori negli ultimi secoli, ispirando generazioni di scrittori, autori, poeti e artisti d’ogni sorta.
Che conosciate a memoria le gesta del celebre cavaliere errante o che siate familiari solo con la sua inconfondile figura, ecco alcune cose che probabilmente non sapete sulla sua leggenda.
1) Don Chichotte è considerato il primo romanzo moderno
Molti importanti critici, come György Lukács, o scrittori come Carlos Fuentes, si sono trovati d’accordo nel definire Don Chisciotte il primo romanzo moderno in senso moderno. Questo per la struttura narrativa che attraversano i due mitici protagonisti, e -come osserva Fuentes- per le sfumature dei personaggi e dei dialoghi. Qualcosa che non si era mai visto prima di allora!

2) E in effetti era il personaggio preferito di Dostoevskij
Personaggi e dialoghi profondi, dalle mille sfumature filosofiche. Proprio come quelli che ritroviamo molti anni dopo tra le pagine di quello che è forse il più grande romanziere di tutti i tempi. Dostoevskij elogiò più volte l’opera di Cervantes, e in una lettera alla nipote scrisse come: “Tra tutti i bellissimi personaggi della letteratura cristiana, uno si erige come il più perfetto: Don Chisciotte”, “bellissimo perché ridicolo”.
“Nessun libro è così brutto… da non avere niente di buono tra le sue pagine”
3) Cervantes ideò la storia mentre si trovava in prigione
Quella che è una delle vicende più famose della storia della letteratura ha una sua genesi tra le sbarre di una prigione a Siviglia. In questa città Miguel de Cervantes lavorava come esattore, per pagarsi l’attività di scrittore. Frequenti “errori di conto” in questa attività gli costarono per ben due volte, tra il 1597 e il 1602, delle brevi permanenze in galera. Si narra che proprio durante una di queste soste forzate nacque l’idea del cavaliere senza macchia e senza paura.
4) La storia attinge dall’esperienza di Cervantes come schiavo
Un altro aspetto autobiografico di Cervantes spiega alcuni aspetti dela vicenda di Don Chischiotte. In una sequenza del romanzo, l’eroe e il suo fedele scudiero Sancho Panza decidono di liberare un gruppo di schiavi. Probabilmente questa attenzione del carattere “nobile” di Don Chischiotte nasce dal periodo di schiavitù cui Cervantes dovette sottostare per cinque lunghi anni dal 1575 al 1580 in Algeria. Cervantes tentò la fuga per quattro anni, prima che la famiglia riuscì a riscattarlo, facendogli vedere nuovamente le coste spagnole.
“Il sangue si eredita, ma la virtù si acquista, e la virtù vale di per sé quel che il sangue non vale”
5) Don Chisciotte, lo zio della moglie di Cervantes
Verso la fine del secondo volume, Cervantes rivela che il vero nome del suo eroe (don Quixote , in spagnolo) è “Alonso Quixano”. Il nome è ispirato ad Alonso de Quesada y Salazar, lo zio di Catalina de Salazar y Palacios, moglie di Cervantes dal 1584. Alcuni sostengono che lo zio abbia ispirato non solo il nome, ma anche alcuni aspetti del celebre personaggio. Recentemente due ricercatori spagnoli hanno avanzato l’ipotesi che anche un fatto di cronaca reale, legato non allo zio ma ad un hidalgo spagnolo contemporaneo dell’autore, suggerì a Cervantes l’immagine di un cavaliere errante fuori tempo.
“Viaggiava Sancio Panza sopra il suo asino come un patriarca, colle bisacce in groppa e la borraccia all’arcione, e con un gran desiderio di diventare governatore dell’isola che il padrone gli aveva promesso”

6) Cervantes terminò l’opera per salvaguardare il suo eroe
La prima versione del libro sulle gesta di don Chischiotte fu pubblicata nel 1605, quando Cervantes aveva 57 anni. La vicenda aveva un finale aperto e riscosse un successo tale che nel 1614 Alonso Fernandez ne pubblicò un seguito. Si dice che fu l’indignazione di Cervantes per tale seguito che spinse l’autore a scrivere la sua conclusione, che fu pubblicata l’anno dopo, nel 1615. Nella versione di Cervantes, le gesta del cavaliere errante si concludono con una svolta “tragica” del personaggio, costretto a tornare a fare i conti con la realtà ormai sul letto di morte: “io sono nato per vivere morendo”.
7) Scrisse il maggiore best seller di tutti i tempi, ma non fece grande fortuna
Don Chischiotte fu scritto all’inizio del 17esimo secolo. Da allora è stato tradotto in oltre 50 lingue e letto (si stima in modo ovviamente approssimativo) da circa 500 milioni di persone, candidandosi come maggiore best seller di tutti i tempi. Eppure, anche se la popolarità dell’opera fu immediata, Cervantes non ne poté godere troppi benefici, visto che, come era d’uso a quei tempi, gli autori non godevano di royalty sulle vendite.
Vedi articolo originale: http://ilmiolibro.kataweb.it/articolo/scrivere/239358/senza-macchia-e-senza-paura-sette-curiosita-su-don-chisciotte-della-mancia/