Dopo un romanzo dedicato a Freud, L’interpretatore di sogni, e uno spettacolo teatrale da quel libro tratto, realizzato al Piccolo di Milano con Fabrizio Gifuni e la regia di Federico Tiezzi, il prolifico ed eclettico Stefano Massini torna con una nuova versione di quello stesso spettacolo, «L’interpretazione dei sogni», in versione one-man-show, andato in scena al Teatro Bellini di Napoli fino a domenica scorsa. Da solo sul palco (accompagnato da tre musicisti), Massini interpreta il padre della psicoanalisi, ma anche i suoi pazienti, e dialoga con immaginari interlocutori o monologa sulla sua ossessiva ricerca di un metodo di decifrazione di quella «via maestra per accedere all’inconscio» che sono i sogni, iniziando dai propri. Alle sue spalle un gigantesco occhio allude proprio a quella strada, a quella finestra sull’Es. Come il romanzo era, dichiaratamente, un «clamoroso falso letterario», nel senso che Massini fingeva di attingere al taccuino di appunti di Freud, facendo parlare il grande viennese in prima persona, lo spettacolo e, allo stesso modo, un «falso teatrale».
Anche quasi tutto ciò che viene detto sul palco, aneddoti, personaggi, sogni e invenzione di Massini, pur lasciando il pubblico nel dubbio fino alla fine, è un invenzione che non reinventa, limitandosi a riecheggiare, riadattare, imitare l’originale, per presentare in fondo un Freud semplificato, divulgativo. Niente di male in questo, anche perché corroborato dalle indubbie doti affabulatorie di Massini. Eppure siamo così impregnati di Freud, siamo ancora così immersi nell’era freudiana, così plasmati dai suoi miti, che presentare la teoria dei sogni, oggi, come se fosse qualcosa di straordinario, una novità da meritare dignità drammaturgica, rischia di apparire un’operazione un po incongrua.
Non c’è, in effetti, alcuno sforzo di interpretazione (interpretazione di Freud) da parte di Massini, se non il suggerimento di un improbabile pirandellismo (i sogni libererebbero gli uomini dalle maschere imposte dalla società/civiltà). Resta inevasa, ad esempio, la domanda cruciale che ancora ci pongono i sogni rispetto al meccanismo di difesa che rivelano: qual è il vero motivo che spinge l’uomo a fuggire dal desiderio, a difendersi dal piacere?