Jimbo The Kid

In sella a Hector, un gigante nero che non teme la fatica mi sento sempre al sicuro, specialmente ora che la luna continua a salire in cielo e le stelle si burlano dall’alto dei confini segnati dalla cupidigia dell’uomo. Il nitrito del mio fedele Shire è la sola ninna nanna che assieme ai suoi occhi mi svela un mondo dove il bene non deve piegarsi a nessun imperativo. A quest’ora le uniche luci di Wagon rimaste accese sono sempre quelle di Enrica del Bosch altrimenti conosciuta come il Diablo di Wagon City: di notte è un angelo ma di giorno può essere il tuo peggior incubo. Continua a leggere Jimbo The Kid

A tu per tu con Ruby

Ecco che, contemplando le mani sporche di un sangue non mio, finii per seguire il filo conduttore della settantina di chitarre sovraincise dal signor Corgan (Your innocence is treasure, your innocence is death. Your innocence is all I have), seguitando a chiedermi se fossi io il cavallo posizionato sul colore sbagliato della scacchiera, o se fossi invece la pedina di un gioco completamente diverso, un carro armato abortito da una partita di Risiko, magari, che vaga alla ricerca del proprio continente d’appartenenza e che invece si ritrova a schiacciare, sotto i suoi cingoli, schiere di pedoni immobili e indifesi, ligi alla fede nel proprio conflitto bicolore. Essere giocatori diversi. Giocare a giochi diversi. Continua a leggere A tu per tu con Ruby

Tre passi con tanti auguri

“Nonostante i propositi e la sensazione di una giornata propizia, appena uscito di casa con il desiderio di quella sgambata corroborante, Raffaele incappò in un piccolo disastro: il cane della vicina, un chihuahua con l’indole di una tigre inferocita, di nome Sandokan, aveva provato ad azzannarlo a un polpaccio, pur senza successo, schivato per miracolo, ma la belva gli aveva strappato l’orlo dei pantaloni. Raffaele fece segno alla vicina, ricolma di bigodini sull’uscio della sua villetta, che era tutto a posto, e si disse che quello non poteva che essere l’unico contrattempo di una giornata meravigliosa. Come spesso accade, però, sono proprio queste le premesse che il destino si diverte a controvertere.” Continua a leggere Tre passi con tanti auguri

’A Capuzzella

“Chi visitava la chiesa ci finiva per caso, di ritorno dalla visita a San Gregorio Armeno. Turisti con le magliette appiccicaticce e lo stupore negli occhi imboccavano il vico ed entravano nella chiesa per inerzia, dopo una giornata di intorpidimento. Forse erano attratti dall’invito riportato su un cartellone a lato del portale, Venite a scoprire il teschio con le orecchie!, o forse speravano di trovare un po’ di refrigerio dall’afa che si incollava alla pelle. …” Continua a leggere ’A Capuzzella

Apocalisse autogrill: della noce di prosciutto al pepe

Un racconto di epica normalità, una cronaca della fine, pubblicato su l’Espresso qualche tempo fa. Carbonara fluorescente, infradito scintillanti, lobbisti delle armi. L’Italia è diventata un laboratorio sociale regressivo, un’associazione per delinquere di stampo morale, un hellzapoppin dell’obbrobrio. Continua a leggere Apocalisse autogrill: della noce di prosciutto al pepe

L’aria fredda sembrava che l’autunno mi desse baci sulla guancia con la barba che pizzica, quasi fosse innamorato di me

Stavamo fermi alla fermata dell’autobus poco più in là della casa. Soli. Io e P.. Tardissimo. Stavamo sotto a un lampione. L’arancione che usciva dal lampione sembrava un bicchiere che ci volesse intrappolare come cimici. P. era a metà di una sigaretta. Il fumo sembrava non uscire dal cono di luce e l’aria diventava soffocante come a stare chiusi in uno sgabuzzino. Continua a leggere L’aria fredda sembrava che l’autunno mi desse baci sulla guancia con la barba che pizzica, quasi fosse innamorato di me