di Terry Passanisi
Che ci crediate o no, Bob Dylan ha vinto il premio Nobel per la letteratura, provocando nel mondo un enorme picco di vendite di chitarre e di armoniche a bocca in tutti i negozi di strumenti musicali. Allo stesso tempo, gli scrittori a ogni latitudine si sono subito prodigati per rilanciarsi come musicisti, strappandosi via le toppe dai gomiti delle giacche, smettendo di indossare cappotti sportivi in tweed, facendo a pezzi le loro macchine da scrivere, dando fuoco a interi cassetti di matite Ticonderoga appena finite di appuntire; finalmente dev’essere balenato loro il sospetto di lavorare in modo obsoleto, di fronte all’enorme crisi di interesse da parte della cultura in generale, privati di una promessa di prestigio o, perlomeno, di uno status elitario che ne sostenga l’ego.
Don DeLillo è alla ricerca di un contratto per una dozzina di album con la Columbia Records. Haruki Murakami ha deciso di triplicare le interlinee nei suoi romanzi e di ripubblicarli tutti insieme nella raccolta “Il mio paroliere musicale”. Philip Roth sta seduto a gambe incrociate indossando un bel pigiama di seta, mentre cerca di eseguire una scala maggiore con l’armonica per almeno cinque minuti di fila, ma pare si sia già arreso, abbandonandosi a pratiche onanistiche. Milan Kundera ha promesso di portare un set elettrico al Newport Folk Festival del prossimo anno. Che ci crediate o no.
Letture consigliate:
- Norwegian wood. Tokyo blues – Haruki Murakami (Einaudi, 2013 trad. G. Amitrano)
- Americana – Don DeLillo (Einaudi, 2014 trad. M. Pensante)
- L’arte del romanzo – Milan Kundera (Adelphi, 1988 trad. E. Marchi)