La sua ultima opera è stata Nemesi. Da allora Philip Roth non ha più scritto. Un talento immenso quello dello scrittore statunitense premiato con il Pulitzer nel 1998 per uno dei suoi capolavori, Pastorale americana, ma mai con il Nobel della Letteratura. A 85 anni l’autore leggenda della letteratura statunitense è morto. Discendente di una famiglia ebraica Roth era nato a Newark nel New Jersey il 19 marzo 1933. Sesso, vita e morte narrati avendo ben presente il suo ruolo di coscienza critica. Con il dono di una satira corrosiva e dissacrante ha saputo dipingere la comunità di origine ma anche l’uomo nel senso più ampio. Indimenticabili Il Lamento di Portnoy (1969) e Everyman (2006).
Cresciuto in una famiglia ebraica della piccola borghesia, fu studente brillante; conseguita la laurea in letteratura inglese, insegnò per poco nelle aule dell’Università di Chicago. Nel 1959 esordì con Goodbye, Columbus. Tra questa prima prova e Il Lamento ci sono state opere interlocutorie, ma il suo carnet letterario annovera una lunga teoria di composizioni di livello altissimo spostando la sua penna sulla figura dello scrittore contemporaneo e sulle sue disillusioni, ponendola al centro di una saga caratterizzata da spunti autobiografici ed elementi di autoriflessione. Negli ultimi anni aveva scritto La macchia umana (2003), Complotto contro l’America. Tra le sue opere più recenti occorre ancora citare Indignation. L’ultimo libro è stato Nemesi, opera che si svolge durante una epidemia di poliomielite.
Nel 2011 è stato insignito Man booker international prize. Nel 2012 con una lettera al New Yorker contestò la voce scritta su di lui presente nell’enciclopedia libera Wikipedia in cui veniva identificato con lo scrittore Anatole Broyard il personaggio de La macchia umana. Più volte in lizza per conquistare la medaglia dell’Accademia di Svezia Roth non ha mai ricev[…]