G. Turchi, Ritratto di Giacomo Leopardi sul letto di morte (1837)
Oggi presentiamo il quarto testo del progetto di riscrittura delle Operette morali di Giacomo Leopardi. Un altro sapiente palinsesto sul Dialogo della Natura e di un’Anima; la penna è ancora quella di Alba Coppola, italianista specializzata in Letteratura del Rinascimento.
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Dialogo della Natura e di un’Anima
Natura. Va’, figlia mia prediletta, che tale sarai ritenuta e detta per secoli. Vivi, e sii grande e infelice. Anima. Che male ho commesso prima di vivere, che tu mi condanni a questa pena? Natura. Che pena, figlia mia? Anima. Non mi prescrivi forse di essere infelice? Natura. Ma perché voglio che tu sia grande, e non si può questo senza quello. Inoltre che tu sei destinata a vivificare un corpo umano; e tutti gli uomini per necessità nascono e vivono infelici. Anima. Ma tu, al contrario, dovresti fare che fossero felici per necessità; o non potendo far questo, dovresti astenerti dal metterli al mondo. Natura. Né l’una né l’altra cosa è in mio potere, perché sono sottoposta al fato; il quale ordina diversamente, qualunque se ne sia la ragione; ragione che né tu né io possiamo comprendere. Ora, poiché tu sei stata creata e predisposta a informare un essere umano, qualsiasi forza, mia e d’altri, non può evitarti l’infelicità comune agli umani. Ma oltre a questa, dovrai sopportarne una tua propria, e ben più grande, a causa dell’eccellenza della quale io t’ho fornita. Anima. Io non ho ancora appreso nulla, perché comincio a vivere ora: e da ciò deriva ch’io non t’intendo. Ma dimmi, eccellenza e infelicità straordinaria sono sostanzialmente una cosa stessa? O, se sono due cose, non le potresti separare una dall’altra? Natura. Nelle anime degli esseri umani, e proporzionatamente in quelle di tutti i generi di animali, si può dire che l’una e l’altra cosa siano quasi una sola: perch[…]