di Gabriele Nicolò
È una sorta di ode al mito della biblioteca l’articolo di Stuart Kells pubblicato di recente sulla rivista di critica letteraria «The Paris Review».
L’era digitale sembra procedere incontrastata. E nel suo incedere cerca di scrollarsi di dosso ogni vestigia del passato che non s’inchini al progresso della tecnologia e all’idea di moderno e post-moderno. Eppure c’è qualcosa che continua a opporre una strenua resistenza a questo processo: la magia della biblioteca. Quella polvere che non è segno di incuria ma ornamento di carte preziose e di documenti ingialliti; quell’odore inconfondibile di libri antichi che sembra rievocare l’aroma di epoche trascorse; quelle eleganti rilegature che valgono quanto il contenuto stesso dei capolavori di cui sono la rifinitura: il tutto converge a formare una miscela appunto magica, che può essere apprezzata e gustata fino in fondo solo da chi ama veramente il libro e l’universo che rappresenta.
È una sorta di ode al mito della biblioteca l’articolo di Stuart Kells pubblicato di recente sulla rivista di critica letteraria «The Paris Review». È un’ode che si richiama all’appassionata difesa del libro e della cultura cartacea, entrambi a rischio estinzione proprio a causa dell’imperversare della tecnologia digitale, intessuta dallo scrittore australiano nell’opera, che ne ha consacrato la notorietà nell’ambito letterario, intitolata non a caso The Library. A Catalogue of Wonders (2017). Il pericolo, appunto, è che le fantasmagorie che costellano l’era digitale facciano perdere di vista le tante meraviglie che ogni biblioteca, anche la più piccola e la più remota, gelosamente custodisce. Kells ricorda, citando i dati della Library Map of the World, che attualmente nel mondo ci sono più di due milioni di biblioteche pubbliche; ancor più numerose, e ovviamente non censibili, sono quelle private. E sono soprattutto queste, sottolinea Kells, a configurarsi — grazie a donatori dotti e sensibili — come un baluardo a difesa di un’inestimabile eredit[…]
via Gabriele Nicolò, La biblioteca pubblica espressione della democrazia – Emergenza Cultura