di Elia Rossi (repost da redazione).
È il 1940. Orson Welles è al lavoro su Citizen Kane (Quarto potere) negli studi della RKO; da qualche parte, altrove, Francis Scott Fitzgerald sta scrivendo The Pat Hobby Stories, una raccolta di racconti sul mondo di Hollywood. Proprio quel mondo in cui Welles aveva fatto ingresso circa un anno prima e in modo clamoroso. Non era mai successo, infatti, che la RKO lasciasse così tanta libertà creativa a un solo uomo. Appena ventiquattrenne, tra l’altro. E poi un uomo eccentrico, tanto testardo, imprevedibile e sicuro delle proprie idee da suscitare contemporaneamente ammirazione e paura. Basti pensare alla beffa collettiva con cui due anni prima, nella notte di Halloween, aveva trasformato l’adattamento radiofonico della Guerra dei mondi di Herbert G. Wells, in un’allarmante diretta radiogiornalistica a cui tutti avevano creduto. Un visionario, dice qualcuno: un pazzo a cui, ora, la RKO ha dato il timone!
Così, mentre Welles lavora a Citizen Kane, Fitzgerald decide di dedicargli un racconto in cui le parole, messe in bocca a Pat Hobby, affermano più o meno questo:
«Signor Marcus, non sarei stupito se Orson Welles fosse la più grande minaccia caduta su Hollywood da sempre. Potrebbe essere così estremista da farvi rifare tutte le apparecchiature e ricominciare tutto da capo, come è avvenuto nel ’28 col sonoro.»
Ecco, sì. Estremista è la parola giusta. Un artista che concepisce la propria arte come un’impresa assoluta ed è pronto a realizzarne ogni dettaglio senza mediazioni, ma, soprattutto, a qualunque prezzo. Citizen Kane in effetti smuoverà la penna di geni come Borges («Nulla è più terrificante di un labirinto senza centro. Questo film è esattamente quel labirinto»), ma non l’entusiasmo del pubblico. La nave, insomma, scricchiola e l’equipaggio di Hollywood inizia a temere che il capitano Welles sia attratto dalle tempeste e dai disastri del mare aperto. Il naufragio avverrà, da lì a poco, con The Magnificent Amberson (L’orgoglio degli Amberson). È il 1942 e la RKO licenzia Welles.
Da qui in poi, ogni lavoro di Welles susciterà i brividi (e le chiacchiere) dell’impresa. Chi lo guarda da fuori, non sa se aspettarsi un capolavoro o il più fragoroso dei fallimenti. Chi si imbarca con lui, sa che lo fa a proprio rischio e peric[…]
via Orson Welles e Moby Dick: salvarsi parlando – La Balena Bianca