Arte Musica

I No-Gender del pianoforte

Già in altre epoche esistevano querelle idiote sul tema, al punto che Horowitz se ne uscì con una boutade genialmente assurda: “Esistono tre tipi di pianisti: omosessuali, ebrei e cattivi pianisti!”

di Luca Ciammarughi

Vladimir Horowitz esegue la sonata per piano n. 2 di Chopin

Visto che sono in treno e ho tempo da perdere (per raggiungere Milano da Lerici sto passando da…Alessandria! Il che dà l’idea di quanto sia complicato viaggiare quest’estate), mi concedo un post futile. Recentemente ho letto che un pianista ha scritto la barzelletta del secolo: “Qual è il principale ostacolo alla carriera pianistica? Essere etero”. Ora: io non ho mai letto un’assurdità simile (dire “assurdità” è un eufemismo). Eppure, c’è anche un altro pianista che se ne esce con frasi simili, del tipo “suonano solo ebrei e gay” (!). Se essere etero è un ostacolo alla carriera, Pollini, Lupu, Sokolov, Argerich, Lugansky, Trifonov & company come hanno fatto a far carriera? Molto semplice: con la bravura e la personalità.

Dirò di più: il competitivo mondo del virtuosismo strumentale si è basato spesso su una predominanza di caratteristiche iper-virili. Un certo tipo di muscolosità (connotato virile per eccellenza) è stato a lungo un valore dominante, mentre la delicatezza o la flessuosità vengono visti semmai come valori aggiunti (“Non suona veloce e forte, però, dai, almeno ha un bel suono”). Un pianista può essere criticato se “suona come una donnetta”, mentre una pianista è lodata se “suona come un uomo”. Se una pianista o un pianista suonano con connotati che simbolicamente attengono alla sfera femminile (per esempio il cosiddetto “sentimentalismo”), allora suonano male. Ci rendiamo conto di quale meccanismo inconscio agisce sui nostri giudizi?

La musica, su un piano simbolico, è androgina. Ciò ovviamente non ha a che vedere strettamente con il genere sessuale. Ma un pianista come Svjatoslav Richter, per esempio, riuniva in sé una forza titanica, molto maschile, e una raffinatezza delicatissima, a tratti sorprendentemente “effeminata”. Quest’ultima non era meno importante della prima. Un pianista come Aldo Ciccolini, per esempio, non è a mio avviso inferiore a Pollini, ma è semplicemente diverso. Se Ciccolini non fosse andato a Parigi e non avesse trovato lì un milieu e una società musicale pronti a recepire valori diversi rispetto a quelli dominanti (la finezza di un Déodat de Sévérac o di un Massenet, per esempio), la sua carriera probabilmente non sarebbe stata la stessa. Dubito che in Italia Ciccolini avrebbe spiegato le ali.

Chiaramente non esiste nessuna moda “gender”. Richter, Van Cliburn, Horowitz, Dino Ciani, Ciccolini, Egorov, Arrau, Cherkassky, Weissenberg e molti altri andavano a letto (anche o solo) con uomini, così come tanti altri pianisti erano e sono eterosessuali. Forse già all’epoca esistevano querelle idiote sul tema, al punto che Horowitz se ne uscì con una boutade genialmente assurda: “Esistono tre tipi di pianisti: omosessuali, ebrei e cattivi pianisti!” (chiaramente lui era sia ebreo sia gay). Per capire quanto questa storiella delle lobby sia totalmente patetica, basterebbe osservare che talvolta sono addirittura gay poco considerati a perorarla. “C’è la lobby gay!”. Nulla di cui stupirsi, visto che – come già scriveva Proust nella “Recherche” – gli scontri fra persone gay sono molto più feroci e radicali di quanto ci si possa immaginare.

In conclusione: esistono mille pianisti diversi, pianisti gay ed etero buoni o meno buoni, interessanti o meno interessanti. Ma soprattutto esistono gay ed etero (o sfumature intermedie) che si sforzano di usare il raziocinio e altri totalmente non raziocinanti.

“Colgo l’occasione per ricordare che Glenn Gould pare rispondesse con una uscita ancora più geniale alla boutade di Horowitz: “aggiungerei una quarta categoria: quelli che suonano meglio di Horowitz” (intendendo ovviamente se stesso). Ma, a parte un peso specifico egotico non trascurabile, Gould era eccezionalmente avanti.

Repost Facebook del 22 luglio 2021


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