di Fabrizio Coscia
Non amo scrivere di chi se ne va. Ma noto con piacere che molti qui su Fb ricordano Pietro Citati come un Maestro. Eppure per molti e per molto tempo parlar male di lui è stato quasi un obbligo, un modo o una moda per distinguersi da un certo tipo di critica. La morte invece ci fa sempre belli e bravi. Per quanto mi riguarda, ho con Citati un enorme debito di riconoscenza. Mi ha insegnato che la critica può essere anche un (alto) esercizio di ammirazione e un processo identificazione mimetica (a volte prodigioso) con il mondo dello scrittore che si analizza. Ma soprattutto mi ha insegnato l’eleganza dello stile, che è sempre il riflesso di un’eleganza di pensiero. I suoi libri sono sempre presenti nelle bibliografie dei miei libri. Ma qui voglio ricordarne uno dei suoi che ho più amato, “La malattia dell’infinito”.