Cultura Letteratura

Pietro Citati, solo la morte ci fa belli

Per molti e per molto tempo parlar male di Pietro Citati è stato quasi un obbligo, un modo o una moda per distinguersi da un certo tipo di critica.

di Fabrizio Coscia

Un intervento di Pietro Citati durante la XVIII puntata della sesta stagione di “Roma InConTra”.

Non amo scrivere di chi se ne va. Ma noto con piacere che molti qui su Fb ricordano Pietro Citati come un Maestro. Eppure per molti e per molto tempo parlar male di lui è stato quasi un obbligo, un modo o una moda per distinguersi da un certo tipo di critica. La morte invece ci fa sempre belli e bravi. Per quanto mi riguarda, ho con Citati un enorme debito di riconoscenza. Mi ha insegnato che la critica può essere anche un (alto) esercizio di ammirazione e un processo identificazione mimetica (a volte prodigioso) con il mondo dello scrittore che si analizza. Ma soprattutto mi ha insegnato l’eleganza dello stile, che è sempre il riflesso di un’eleganza di pensiero. I suoi libri sono sempre presenti nelle bibliografie dei miei libri. Ma qui voglio ricordarne uno dei suoi che ho più amato, “La malattia dell’infinito”.


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