Con il terzo episodio di AdP si conferma quello che nei primi due episodi era offuscato dalla magnificenza dei paesaggi, dalla sorpresa nel vedere nuovi scenari, da un orizzonte d’attesa che poi si è ingolfato per sovraccarico di luoghi fantastici. Adesso, invece, l’impressione è netta: la Terra di Mezzo secondo Amazon è una geografia artificiale che non genera mito.
Prima i fatti: le terre sono rappresentate con un display didascalico al limite dell’arroganza, la post-produzione in digitale è così spinta da sembrare un filtro anti-età come in FaceApp. Nella prima trilogia di Peter Jackson la Nuova Zelanda assomigliava ancora a sé stessa. Nella seconda trilogia l’espressionismo nanesco sembra aver contaminato anche i luoghi che, per eccesso di “favolismo”, diventano cartoonistici. Nella serie Amazon questo vettore sembra non solo accettato a mani basse ma spinto, se si può, alle estreme conseguenze. Alla fine ci troviamo di fronte a una geografia che…
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