Gli Anelli del Potere: la contraffazione commerciale di Tolkien

da redazione

È simbolicamente appropriato che La farsa Tolkien esordisca su Amazon tra tre giorni con la testa dell’attore protagonista infilata in un parrucchino ultra-fasullo. È complesso discutere della caricatura morale della Farsa Tolkien, proprio perché viviamo in un tempo e in un luogo in cui il crimine è via via sempre più normalizzato. Immaginate di segnalare un furto in una società in cui il furto non solo è legale, ma è un’impresa aziendale redditizia.

Chi se ne frega se hanno derubato quel tizio, tutti i giorni viene derubato qualcuno!

Preparatevi quindi a otto settimane di violazione pubblica dello spirito creativo di J.R.R. Tolkien, mentre il grande creatore di miti dell’era moderna viene sfruttato e svilito, e il suo grande mito per il mondo moderno viene usato come marchio per una generica serie televisiva fantasy-trash. Mentre un pubblico condizionato a concepire l’arte come nient’altro che un prodotto di consumo guarda e applaude e si esalta (e pubblica reaction YouTube ancora più fasulle del trucco e parrucco) non si capisce bene per cosa. Pensate ad Aslan che viene rasato a zero, mentre il popolo applaude e lo deride, e avrete una vaga idea di ciò che aspetta di subire la memoria di Tolkien.

Come siamo arrivati a questo? Come hanno fatto la nostra cultura e il nostro senso per la letteratura (e per il cinema) a cadere così in basso? Non gli anelli, non l’evoluzione di Gandalf, Sauron o Galadriel, questo è il tema principale della Farsa Tolkien.

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