di Noemi Milani
Francesco Sabatini, presidente onorario dell’Accademia della Crusca, racconta a ilLibraio.it come si sta evolvendo la lingua italiana, parla dell’abuso dei termini stranieri, di come la scuola può aiutare i ragazzi e dello sdoganamento di alcune norme che, in determinati casi, possono essere superate. Vale anche per il tanto discusso (non) uso del congiuntivo…
“La lingua è natura, si evolve“. Come, lo spiega Francesco Sabatini, Presidente Onorario dell’Accademia della Crusca, nel suo Lezione di italiano (Mondadori). “Un’opera più scientifica”, che si propone di indagare la grammatica, ma soprattutto di sondare il cervello, tramite la neuroscienza, per comprendere come impariamo e utilizziamo la nostra lingua…
L’ha ribloggato su Kappa Language School Bloge ha commentato:
Grazie al maestro Sabatini che ci ricorda che il concetto di “errore grammaticale” non è poi così rigido come alcuni credono. #learnItalian
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Come in qualsiasi arte – perché il linguaggio cos’altro è? – che si padroneggi, se e quando si può vantare una tale capacità, il singolo errore non dev’essere mai considerato imperdonabile. Alle volte, per assurdo, è proprio l’eccezione alla regola che muta e trasforma il linguaggio stesso, nel tempo. Altra cosa sono l’ignoranza, l’impreparazione, il pressappochismo e la mancanza di rispetto nei confronti della grammatica.
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Invero è quasi esclusivamente l’eccezione e la deviazione dalla norma ad innescare il mutamento. Il punto è: l’evoluzione linguistica non è una scelta né la si può – consapevolmente o meno – arginare. Tanto vale, dunque, tenere in considerazione e studiare ogni forma marcata (purché diffusa e non pertinente al mero idioletto di un singolo parlante) conferendole dignità a prescindere dalle intenzioni e dal profilo socio-culturale di chi ne fa uso.
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Nel modo più assoluto. Giustissimo e inevitabile ciò che dice. Va distinto naturalmente, quindi, quello che è il mero diffondersi di un uso improprio e sgrammaticato della lingua – nonché della sua scrittura – dettato da pura ignoranza, disinformazione, travisamento (come dice perfettamente, all’interno di tale condizione vanno considerate circostanze fisiologiche e sociali di massa impossibili da arginare) da quella che è la possibilità inventiva, elaborativa e propositiva insita nei linguaggi stessi. Il discorso tira in ballo direttamente ambiti dai quali è impossibile che la lingua non subisca influenze sistematiche – vedansi per esempio il campo pubblicitario, i codici gergali, le trascrizioni onomatopeiche, ecc. -, non per forza filologiche e proprie. Auspicherei perlomeno un’evoluzione, se deve comunque essere, sì priva di snobismi, ma colta.
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