di Ilaria Gaspari
Del mio primo incontro recalcitrante con Alice nel paese delle meraviglie, letto dopo aver visto rapsodicamente il cartone Disney (spezzato in molte pigre sere di Santo Stefano), ricordo uno strano genere di noia.
Era una noia esitante, che a tratti si incrinava nello stupore – come poteva essere che una bambina diventasse piccola come una coccinella, poi subito enorme, una gigantessa che straripava da una casa improvvisamente minuscola? E perché mai la Regina di Cuori era così crudele, con quella sua mania di decapitare tutti?
A questa strana noia zoppicante era intrecciato un inspiegabile senso di delizia e di riposo che si appuntava su alcuni dettagli, i quali chissà poi perché mi parevano irresistibili: la scritta BEVIMI su una bottiglietta, la scritta MANGIAMI su un pasticcino; rose bianche pitturate di rosso, che si trasformano in rose; le tartine imburrate del Cappellaio Matto, il nome misteriosamente spassoso della Lepre Marzolina. […]
via Che sorpresa rileggere Alice nel paese delle meraviglie! – Il Libraio