di Ilaria Gaspari
La lussuria, fra i sette vecchi vizi capitali, è probabilmente quello che oggi si considera il più degno di ostentazione; eppure anche questo genere di ostentazione è molto più inquietante di quello che sembra a prima vista. D’Annunzio ebbe il vezzo di anticipare, a volte, pose che l’invenzione commerciale della ribellione adolescenziale avrebbe poi diffuso come comportamenti giovanili socialmente accettati e spesso incoraggiati: per lui, la lussuria non contava fra i peccati, anzi le peccata (altro vezzo) perché era una parte fondamentale del suo armamentario estetizzante di dedizione al piacere.
Adamo ed Eva, perdendo il loro primordiale stato di perfezione, per prima cosa perdettero il privilegio di non conoscere la vergogna; e la loro vergogna, non appena l’assaggiarono, cadde non – come forse sarebbe stato logico – sulla scelta di disobbedire all’unico comandamento che avrebbero dovuto rispettare, ma sulla nudità. La colpa della trasgressione, quando nas[…]
via Da vizio a virtù: lo strano caso della lussuria – Il Libraio