di Mariangela Galatea Vaglio
Pensateci: dovendo dare una alternativa secca, dite: “O la va o la spacca!” oppure “O la va piuttosto che la spacca!”? La prima, vero? Ecco, vi siete risposti da soli.
La storia del piuttosto in italiano è una di quelle curiose vicende che ricordano le biografie di certi fanciulli nati bene che con il tempo cambiano strada, forse si fanno traviare dalle compagnie e finiscono in brutti giri. Infatti il nobile piuttosto, oggi, si trova ficcato in frasi bislacche e viene totalmente travisato nel suo significato preciso.
‘Piuttosto’ in italiano è un avverbio di antica tradizione. È figlio di “più”, di cui rappresenta un rafforzativo, e di “tosto”- cioè presto, veloce – e nel senso originale significava quindi “più velocemente”, “più presto”. Nel corso di qualche secolo si è allargato nell’uso, fino ad indicare “più facilmente”, “più spesso”, “più volentieri” e anche genericamente “molto/molto di più”, come nei casi delle frasi: è piuttosto tardi; viene piuttosto spesso.
Siccome è un tipo socievole, piuttosto ha stretto negli anni una fruttuosa amicizia con il che, e i due hanno formato un duo, il piuttosto che. Il piuttosto che serve ad indicare una preferenza fra due cose: piuttosto che uscire, preferisco rimanere sdraiato sul divano; piuttosto che mangiare quella roba, salto il pasto. Il piuttosto ha anche una lunga storia di frequentazione con la o disgiuntiva e specie nelle frasi interrogative i due stanno spesso assieme: Vuoi questo o piutto[…]
via L’avventurosa storia del piuttosto (e del piuttosto che) – l’Espresso