di Stefano Ciavatta

L’incredibile storia editoriale di Primo Levi e del suo grande esordio.
Che cos’è un classico nell’Italia che non legge? Somiglia molto al maglioncino infeltrito e ceruleo del “Diavolo veste Prada”: oramai reso tascabile, economico, accessibile a tutti con ennesime ristampe e riduzioni e versioni di tipo, ha perso la potenza dell’esordio unico e irripetibile, si affaccia liso al mondo. Forse perché un classico appartiene all’eldorado dei lettori forti di una volta e allora si pensa abbia avuto sempre vita facile. Un classico è una storia che viene dal passato, addirittura da prima della crisi dei lettori e delle librerie (quando ancora esisteva un’idea di catalogo e un editore come Einaudi pubblicava persino la Guida alla formazione di una biblioteca pubblica e privata).
Ma il classico non è semplicemente classico come quel “maglioncino non è semplicemente azzurro, non è turchese, non è lapis, ma è effettivamente ceruleo”. Anche un classico può avere avuto un destino difficile e non scontato, pur essendo uscito armato di tutto punto come Minerva dalla testa di Giove. È successo a Se questo è un uomo di Primo Levi, uno dei grandi libri sull’esperie[…]