di Zygmunt Bauman e Wlodek Goldkorn
Il male. L’esilio. E il coraggio di pensare controcorrente. Il testamento spirituale di Bauman in una conversazione inedita.
Caro Zygmunt, parliamo dello straniero, dell’Altro. Vorrei indagare sulla tua “via verso la saggezza”. Una volta, parafrasando Heidegger, mi hai detto che ciò che per gli indigeni, gli autoctoni, coloro che hanno sempre vissuto là dove sono nati, è evidente, per lo straniero risulta invece foriero di domande. Lo straniero non può che interrogare e interrogarsi.
Se interpreto bene il tuo pensiero, il modo di porsi dello straniero di fronte alla realtà ricalca lo stupore del bambino di fronte a un oggetto nuovo: un giocattolo, un libro, un aereo. Ora, lo stupore è un atteggiamento comune a ogni mediatore che si rispetti: un commerciante, se vuole fissare il giusto prezzo della merce, deve guardarla con gli occhi del cliente, di colui che per comprarla deve provare lo stupore. Il dovere del giornalista (altro esempio di mediatore) non è saper tutto, ma porre le domande che altri non fanno; stupirsi che a New York o a Shanghai ci siano tanti grattacieli, riflettere sul senso di quello che scrive e pubblica; ossia mettersi nei panni del lettore. Del ruolo dell’intellettuale (ancora un esempio di mediatore) sai tutto. Secondo te, è un caso che spontaneamente ho elencato tre mestieri considerati “tipicam[…]