Cultura Letteratura Società

La morte, dopo l’amore

di Stefano Bartezzaghi

eyes

Una signora che conoscevo molto superficialmente un giorno mi chiese il permesso di farmi una domanda personale. Riguardava l’essere «traditi» e l’essere lasciati, argomento di cui si interessava per un suo importante lavoro. Me la rivolgeva perché io sono un uomo. Aveva notato come gli uomini «traditi» o lasciati dalle donne si sentano di norma «presi in giro» e mi chiedeva perché accadesse, secondo me. Ora non ricordo in cosa per lei differisse la tipica reazione femminile. Mi regalò uno dei primi romanzi di Elena Ferrante, allora appena uscito, e mi venne anche l’idea che Elena Ferrante potesse essere proprio lei. Allora stentai a risponderle. Ci riprovo, cara E.F., a distanza di molti anni, quando non siamo più in contatto e quando la situazione è di molto degenerata, fino a rendere necessario il conio del termine «femminicidio» e la fattispecie giuridica corrispondente.

«Tradimento» etimologicamente significa: «consegna al nemico». La scena originaria è religiosa, e assieme politica: Giuda consegna Gesù alle guardie. Lo fa, peraltro, con un bacio. Tradito e traditore moriranno ben presto, entrambi in conseguenza di quel bacio. Tradendo il suo Maestro, infatti, Giuda ha anche tradito se stesso: si è consegnato a un nemico ancora più autoritario, potente e oscuro degli armati mandati dai sommi sacerdoti e dagli anziani del popolo.

In amore per sentirsi traditi non c’è bisogno che un dettaglio rivelatore – la maschera di Eyes Wide Shut di Stanley Kubrick – ci incendi l’immaginazione: basta uno sguardo sbieco, una battuta di conversazione, un brutto sogno. Il geloso non dubita: pensa di sapere, infatti sa di poter essere tradito e tanto basta alla sua angoscia. È inutile negarlo: ognuno potrebbe trov[…]

via La morte, dopo l’amore | Doppiozero

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