di Terry Passanisi
Cioè, fatemi capire. In pratica, questo cosiddetto “storytelling”, tanto abusato di questi tempi, fuori luogo, subdolo e spietato, imprescindibile oramai sia per la politica che nella cronaca giornalistica, non sarebbe altro, tradotto nell’italico idioma, che “la favola dei lacrimoni a tutti i costi”?
Quello che indigna maggiormente, almeno me, è che nella tragedia incommentabile di un giovane morto ammazzato in vacanza da tre assassini senza pietà, senza motivi – perché è questa la realtà sociale in cui viviamo oggi, dove la vita umana non ha più alcun valore assoluto e invalicabile -, invece di avere il limite della decenza di fermarsi alla lucida cronaca, si scava, si gonfia, si infioretta impudicamente e morbosamente ogni dettaglio. Di conseguenza non si può che perdere il contatto con il vero valore di un evento tanto tragico, tanto incontrovertibile. “Nessuno interveniva”, viene replicato a spron battuto dalle testate, riportando la dichiarazione disperata del povero padre sconvolto. Ma, dico io, stiamo scherzando? Vogliamo dare a credere che di tutta la vicenda il quid stia nell’eroismo di un buon samaritano che, molto probabilmente, avrebbe fatto la medesima fine del povero ragazzo? Vogliamo dare a bere al pubblico che, così, tutto si sarebbe risolto come in un film con Marlon Brando o John Wayne? Contro tre assassini disposti a uccidere per urinare sul proprio territorio come bestie? “Era il mio gigante buono”. E, di certo, nessuna colpa ha la povera fidanzata della vittima a lasciarsi andare al malinconico ricordo di colui che ha perso. Ma un giornalista serio, invece, dovrebbe evitare di voler muovere la pancia dei lettori a tutti i costi, pubblicando dettagli intimi e privati che del valore del puro resoconto informativo non hanno nulla, pur di realizzare quel numero in più.
Lo so, scopro (e scoperchio) l’acqua calda. Anzi, bollente. La triste verità, però, è che viviamo in un sistema sociale in cui tre giovani ammazzano a sangue freddo senza motivo un loro coetaneo, e chi resta non vede l’ora di leggere (e vedere) i dettagli più crudi di tutta la faccenda. La frittata è fatta, servita calda al giornalismo e, per altri fatti ben noti, alla politica più becera.
Letture consigliate:
- L’integrazione – Luciano Bianciardi (Feltrinelli, 2014)
- Il reato di scrivere – J. Rodolfo Wilcock (Adelphi, 2010 trad. E. Camurri)