di Leonardo Cecchi

Bibbiano. Mario Giordano (sedicente giornalista ndr) si attacca alla telecamera: “Non voglio vivere in un mondo che distrugge la nostra famiglia!”. Poi si volta e grida per tutta la stanza: “La cosa più preziosa la vogliono distruggere!”. Si ferma e, disperato, guarda gli spettatori: “L’avete capito?! L’avete capito?!”. Penombra su tutti, luci solo di lui: si accascia al centro della stanza, china la testa, mette le mani davanti alla bocca. Poi le luci si allargano: tutti si alzano e lo applaudono.
Non è un film. E’ una puntata, dello scorso luglio, del talk show “Fuori dal Coro”. Il conduttore è Mario Giordano. La puntata si chiama “Ladri di bambini, Inferno di Bibbiano”. Puntata che, non pago, ha replicato anche due mesi dopo, a settembre. Altro show, altro biglietto. Perché se funziona la prima volta perché non replicare?
Oggi tutto è finito. Il caso è chiuso: non c’è nessun ladro di bambini, nessun orco che vuole distruggere la famiglia. Ci rimane però una cosa: lo squallore, immenso, dei personaggi che hanno contribuito a rendere questa vicenda grottesca, deforme, abominevole con spettacolarizzazioni indegne. Personaggi non solo della politica, ma anche del giornalismo. Come Mario Giordano appunto, che è un giornalista iscritto all’albo professionale. Albo professionale che, se ben ricordo, dovrebbe avere qualche regola, qualche norma. Dunque chiedo: è stato conforme alle regole dell’Ordine consentire a un membro di spettacolarizzare in un modo così penoso quella vicenda che si è poi, per giunta, rivelata infondata? Passa tutto così in sordina?
Se sì, credo dovremmo tutti riflettere tristemente sul basso livello raggiunto dal professionismo giornalistico. In alternativa qualche azione ci sarebbe da aspettarsela. E sarebbe anche il minimo.
