di Roberto Genovesi
Tradotto in oltre venticinque lingue e venduto in venti milioni di copie nel mondo, “Il Signore degli Anelli” è ormai considerato un caso letterario. Il successo di questo mastodontico volume, oltre 1.400 pagine, di John R.R. Tolkien ha permesso a tutti gli appassionati di fantasy di accedere al resto dell’opera tolkieniana. Oggi i libri del professore di Oxford fanno bella mostra in tutte le biblioteche dei veri conoscitori di letteratura fantastica. Molto si conosce dell’opera di Tolkien anche grazie al lavoro del figlio Christopher (scomparso di recente ndr) che negli ultimi anni ha concesso alle stampe una serie di racconti incompiuti e inediti del grande scrittore britannico, ma poco si conosce della sua figura. Un contributo in tal senso è venuto recentemente dalla pubblicazione anche in Italia delle lettere (Rusconi, ora Bompiani) e ora un altro tassello essenziale viene apposto dalla Ares di Milano (ora edito da Lindau ndr) che ha tradotto la biografia di Tolkien elaborata da Humphrey Carpenter.
J. R. R. Tolkien. La biografia (pp. 427, formato Kindle EUR 6,99) è un libro fondamentale per diversi motivi. Prima di tutto rappresenta la prima biografia ufficiale di Tolkien. Badate bene, non ho detto la “prima in assoluto” ma la “prima ufficiale”, ritornando a quella “Vita di J.R.R. Tolkien” edita da Rusconi qualche anno fa e scritta da Daniel Grotta. La differenza fra il lavoro di Grotta e quello di Carpenter è abissale. Grotta era un appassionato e ha scritto una biografia da fan.
Carpenter è uno studioso del fenomeno Tolkien, collabora quotidianamente con il figlio dello scrittore scomparso per la raccolta dei testi inediti e, per l’occasione, ha avuto accesso alle lettere (in Inghilterra pubblicate dopo la biografia) e agli enigmatici diari di Tolkien scrittinella pressoché indecifrabile lingua delle fate.
La sua biografia è dunque molto vicina alla realtà dei fatti. Descrive certamente i pregi ma anche i difetti di Tolkien, definito dalle testimonianze un genio, ma anche “un tiratardi, caotico e confusionario” nella vita quotidiana e nell’attività professionale. Il giudizio di Carpenter – in gran parte smorzato per dare spazio alla riflessione del lettore – arriva alla conclusione ovvia che solo un uomo “non comune” come Tolkien avrebbe potuto scrivere un’opera “non comune” come “Il Signore degli Anelli”. Il volume è preceduto da una introduzione di Gianfranco de Turris che cerca di tirare un bilancio del fenomeno Tolkien, anche andando a leggere col senno del poi quanto di buono e di cattivo ha ruotato attorno alla figura e all’opera dello scrittore britannico negli anni della contestazione studentesca.
Articolo apparso in origine sulla rivista Agonistika News di gennaio-marzo 1992
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