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Incubi. Frammenti. Black-out. La seconda fase di DRAUMAR è molto diversa dalla prima. Molto più inquietante. Tante persone registrano in queste ore un frantumarsi dell’attività onirica. Persone che ricordavano sempre non ricordano più. La linearità narrativa prima si è complicata, poi si è ingarbugliata, infine si è accartocciata in un groviglio caotico che resiste alla trascrizione, che si sottrae alla parola. Chi si aspettava dal progetto un qualche tipo di sostegno morale si sente deluso, tradito. Chi si aspettava qualcosa da sé stesso ha lasciato insinuare sottopelle uno strano e irragionevole senso di colpa. Che cosa c’è che non va in me? Che cosa sto sbagliando? Poi c’è chi sogna come prima – così crede – e che trascrive senza fatica, che va avanti.
Il problema non sono i sogni ma il trauma. Che cresce e si sviluppa come un organismo autonomo, alimentato da incertezze e paure. Quando ne usciremo?…
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