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Arte e lockdown: tre artisti italiani tra testimonianza e speranza

Musei visitabili on line, dirette streaming con artisti e scrittori, laboratori che hanno come scopo quello di insegnare ai bambini ad apprezzare i grandi capolavori.

di Jenny Barbieri

Mai come in questi giorni di quarantena, l’arte, in ogni sua forma, è entrata nelle nostre case, è stata capace di raggiungere e coinvolgere tutti, anche persone che, prese dalla frenesia del quotidiano, non vi avevano mai attribuito una grande importanza nella loro vita pre-Covid. La sensazione è che abbiamo bisogno di bellezza, di colore e di parole che ci conducano in un Altrove e che siano in grado di donarci qualche momento di fugace serenità, distraendoci dalle brutture che si verificano ogni giorno intorno a noi. I grandi artisti contemporanei hanno raccolto la sfida e chiamato a raccolta idee e strumenti non solo per raccontare la drammaticità del momento storico che stiamo vivendo, ma anche per infonderci speranza e ottimismo.

Tra i primi a rispondere a questa chiamata non stupisce trovare il nome di Francesco Vezzoli: l’artista è da sempre estremamente attento a raffigurare la realtà del nostro paese ed è solito farlo attraverso svariate forme artistiche, dalla pittura alla videoarte, passando per un insolito utilizzo dell’uncinetto, con cui ricama lacrime d’oro o color sangue su centrini raffiguranti le sue icone popolari cinematografiche più amate. Vezzoli ha fornito testimonianze della nostra cultura popolare immortalando cantanti, attrici, personaggi trash al centro di rivisitazioni dei capolavori del passato: così Lady Gaga usurpa il posto dell’Apollo del Belvedere dechirichiano, mentre un affascinante Richard Gere troneggia sulla conchiglia della Venere di Botticelli. Per evocare il clima da Covid-19, Vezzoli sceglie di rifarsi a un altro grande artista italiano del secolo scorso: Lucio Fontana; ha infatti ideato una copertina speciale per la rivista Vanity Fair: un tricolore omaggia la nostra bandiera, ma al centro riporta uno squarcio, simbolo del dolore che stiamo attraversando. L’artista, intervistato di recente nel programma “Io ti vedo, tu mi senti?” in onda su Sky Arte, ha affermato che sentiva fosse necessario rappresentare la sofferenza che mette a dura prova tutta l’Italia, ma anche il proprio malessere nel sentirsi impotente dinanzi agli accadimenti. Tuttavia, appare sempre un barlume di speranza: i buchi e i tagli di Fontana introducono nella tela uno spazio infinito, un Altrove verso cui tendere, simbolo della voglia di risollevarsi dopo aver affrontato l’abisso.

 “Compito dell’arte è raccontare il momento in cui essa nasce”. Queste parole ci accompagnano da un altro artista italiano: Salvatore Benintende, in arte Tvboy.  Esponente di spicco del movimento Neo-pop, dove appare lampante il richiamo al modello artistico della Pop Art e ad Andy Warhol, il giovane italiano si dedica a una street art spesso connessa alle vicende sociali e politiche che coinvolgono il Belpaese. Con ironia che rasenta la satira, ci propone personaggi ben noti, criticati per il loro agire spesso non chiaro. Così, ad esempio, crea un’opera dedicata alla sindaca di Roma: Virginia Raggi tiene in mano un cartello che recita “Viva le buche, abbasso i murales”, ironica critica alla velocità con cui ha fatto rimuovere una street art che rappresentava il bacio tra due politici, posta in chiaro contrasto con la lentezza con cui vengono presi provvedimenti utili alla sicurezza dei cittadini. Una personalità così attenta a quanto accade ai giorni nostri, di certo non poteva restare in silenzio dinnanzi al clima da Coronavirus: così Tvboy rielabora il celebre manifesto I want YOU for U.S. Army creando l’opera Divided we stand, united we fall. Il messaggio della famigerata propaganda americana viene, ora, ironicamente rovesciato: anche noi siamo chiamati alle armi, ma la chiamata in difesa del nostro Paese consiste nel restare a casa. L’artista palermitano ha voluto far sentire la sua voce anche attraverso un’altra opera: “L’amore ai tempi del Covid-19”, una rielaborazione del famoso dipinto Il Bacio di Francesco Hayez, apparsa sui muri di Milano e che vede i due innamorati super attrezzati con tanto di mascherina di ordinanza e una buona scorta di Amuchina.

Restando in Italia, passiamo a un diverso strumento di espressione artistica. Abbandoniamo pennelli e stencil per avvicinarci allo zoom di una macchina fotografica, quella di Carlotta Domenici De Luca. Romana di nascita, da oltre vent’anni fotografa professionista, si è dedicata al racconto di sport estremi, per poi passare alla fotografia connessa al mondo dello spettacolo e approdare, infine, alla difficile sfida dei ritratti. Anche Carlotta ha voluto raccogliere la sfida del raccontare quello che stiamo vivendo e ha messo la sua arte al servizio di una narrazione per immagini quanto mai intima e potente, dando vita al progetto #iorestoincam, grazie al quale può continuare a ritrarre le persone attraverso gli schermi dei loro device, ovviando al problema della distanza sociale. I ritratti, dapprima artistici e successivamente anche fotografici, sono da sempre uno dei mezzi più immediati con cui fissare nel tempo le emozioni, le sensazioni dell’animo umano; sono uno strumento essenziale nel documentare la nostra storia sia come membri di una collettività, sia come singoli individui. Tutto ciò rende il progetto di #iorestoincam alquanto importante: la fotografa romana ha la possibilità di cogliere le varie sfumature del nostro vivere tra le mura domestiche, ma le sue foto resteranno anche come documenti storici di un periodo eccezionale, durante il quale la tecnologia ci aiuta a stare vicini pur essendo fisicamente distanti. In un’intervista al Corriere dell’Umbria Carlotta ha dichiarato: «Sento il dovere come artista e come fotografo di raccontare l’identità di più persone possibili. Ognuno di noi ha bisogno di sapere che, anche se diviso dai propri affetti e circondato da questo virus, esiste e combatte ogni giorno unendosi in un unica grande e forte famiglia digitale».

Proprio questa sembra essere l’attuale missione degli artisti contemporanei: renderci consci della situazione straordinaria in corso in Italia, rappresentarla, talvolta con immagini forti e dirette, talaltra con ironia e con la voglia di strapparci, nonostante tutto, un sorriso, creare unione e, soprattutto, fornire un documento storico, che non ci permetta mai di dimenticarci di quella forza che ci ha concesso di uscirne più tenaci e più umani di prima.


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