Negli ultimi venti mesi, molti dei miei contatti Facebook (alcuni amici anche nella vita reale, altri solo in quella virtuale) hanno continuato a tenere alta l’attenzione sul caso Silvia Romano postando foto della giovane – immagini normali di una ragazza sorridente, con i bambini e le bambine che aveva scelto di aiutare, con gli abiti tradizionali africani – e chiedendone la liberazione.
Quando la notizia è arrivata, sabato scorso, la rete è stata invasa, ancora una volta, dalle sue foto – sempre quelle – unite questa volta a messaggi festosi che ne celebravano la liberazione.
Appena si sono diffuse le prime notizie, le prime immagini “rubate” a seguito dell’azione delle forze armate, qualcosa ha iniziato a cambiare. Ancor prima della questione economica (su cui ancora oggi non c’è assoluta chiarezza), il focus è stato sulla sua immagine. Una donna cambiata (rapita ventitreenne, la ritroviamo venticinquenne), forse un po’…