“Se la posta in gioco è la creazione di uno Stato inteso come bene comune il nostro impegno civile non dovrà mai cessare.”
Lo ha detto oggi Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione familiari delle vittime, parlando di fronte a migliaia di persone che si sono ritrovate come ogni anno nel piazzale della stazione e, insieme alle istituzioni, da quarantadue anni non hanno mai smesso di ricordare questa tragedia e cercare verità e giustizia sulla strage fascista di Bologna del 2 agosto 1980.
Una strage che costò la vita a 85 persone e causò 200 feriti. Il pensiero di quante vite si siano interrotte sotto le arcate di ferro della stazione di Bologna è un dolore che nessuna commemorazione potrà estinguere. È una ferita per Bologna che non si saturerà mai del tutto.
“Se la posta in gioco è la creazione di uno Stato inteso come bene comune il nostro impegno civile non dovrà mai cessare.”

Ma il 6 aprile scorso la sentenza della Corte d’Assise di Bologna al processo sui mandanti ed esecutori ha fatto luce sulle trame nere dietro la strage e visto la condanna all’ergastolo dell’esponente di Avanguardia Nazionale Paolo Bellini e a 6 e 4 anni di carcere per Piergiorgio Segatel e Domenico Catracchia. Un momento di giustizia per la città di Bologna, l’Emilia-Romagna e il Paese. Un momento emozionante che abbiamo condiviso in primo luogo con i parenti delle vittime e dobbiamo anche al lavoro incessante dell’Associazione che li rappresenta, oltre ovviamente a quello degli inquirenti.
La giustizia e la verità emerse non possono colmare il dolore delle perdite subite ma contribuiscono certamente al riscatto di una città che ha aspettato questa sentenza per troppo tempo senza mai smettere di lottare. Per non dimenticare e ottenere piena giustizia, andremo fino in fondo.