Per presentare la letteratura inizio novecentesca viene spontaneo giocare la carta del modernismo, che pure non è esente da effetti collaterali: riduttiva o sbrigativa, raggruma sotto una sola nube concettuale una serie di nomi che hanno sì condiviso esperienze simili, ma che hanno dato alle loro creazioni artistiche la forma singolare che discendeva dal loro singolare pensiero. Autori come Virginia Woolf, James Joyce, Italo Svevo, sono conosciuti e studiati soprattutto per le loro opere di narrativa, e così avviene che il termine modernismo, a loro associato, si identifichi con un altro termine della critica letteraria, romanzo. Tuttavia nel novero delle loro produzioni figura anche la drammaturgia.
Se per Joyce e per la Woolf parliamo di un unicum teatrale a testa – rispettivamente Esuli (1915), poco celebrato sulle scene, e Freshwater, destinato tra l’altro alla sola rappresentazione privata, nelle due versioni del 1923 e del 1935…
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