a cura di Cronache Ribelli
La Russa, dal suo punto di vista, ha fatto bene a fare l’ennesimo atto di negazionismo. Sa benissimo che la Bozen era un reparto di polizia militare fedele alla Germania nazista – e non una banda di musicisti – ma porta avanti una strategia che da anni rafforza la sua parte politica. Il discorso è semplice.
Dal 1946 la Repubblica italiana ha permesso a criminali di guerra, aguzzini e fascisti mai rinnegati di partecipare alla vita politica. Lo ha fatto a causa di pressioni internazionali e sulla spinta di tutte quelle strutture reazionarie del nostro paese (grandi industriali, latifondisti, esercito, dirigenti della pubblica amministrazione) che avevano aperto le porte dello stato al fascismo. Permettere a questi elementi di rioccupare gli ingranaggi dello stato e di entrare nelle nuove istituzioni ne ha legittimato le idee. Se Giorgio Almirante, razzista e criminale di guerra, poteva dire quello che voleva, insultare la resistenza e osannare il fascismo nel luogo più sacro della democrazia, nessuno aveva il diritto di negargli alcuno spazio.
Col passare dei decenni i neofascisti hanno saputo abilmente rifarsi il trucco e l’opinione pubblica ha dimenticato gli abomini compiuti dal regime. Oggi la maggior parte degli italiani se si parla di fascismo risponde, giustamente, con la solita frase “ancora con questa storia, i problemi sono altri”. Hanno ragione. Stipendi da fame, sanità al collasso, precariato, povertà diffusa. Le persone comuni vogliono risposte su questo. Quello che però non sanno è che questo paese versa in questa situazione poiché le sue istituzioni economiche, amministrative e burocratiche sono in mano agli stessi poteri di ottant’anni fa. Il fascismo regime è morto, ma loro sono ancora vivi e vegeti. E oggi come nel ventennio dettano le politiche del paese.
Sapete invece chi manca? Manca la controparte. Se infatti Ignazio la Russa e Giorgia Meloni sono degnissimi eredi di chi li ha preceduti, dall’altra parte non abbiamo certo gli eredi di Irma Bandiera, Lanciotto Ballerini, Dante di Nanni e tutte le altre e gli altri. State pure sicuri che se Edera de Giovanni, Virginia Tonelli, e tutte le donne e gli uomini della Resistenza fossero sopravvissuti alla guerra e avessero potuto determinare la vita politica del paese, fatto che fu loro sistematicamente impedito, oggi gli eredi di Mussolini non sarebbero in parlamento. Ma non perché una legge glielo vieterebbe, bensì perché non avrebbero alcun consenso.
ll fascismo sarebbe soltanto un lontano ricordo in un paese dove gli ideali di uguaglianza, giustizia e libertà che animavano la maggior parte dei partigiani e delle partigiane fossero realizzati; la Repubblica italiana non l’ha fatto e ne paghiamo le conseguenze. L’antifascismo di facciata di cui si è ammantata, scollegato dai reali bisogni delle persone, danneggia tutti, e purtroppo sta contribuendo a distruggere anche la memoria della Resistenza. Nostro dovere è invertire la rotta. Salviamo la memoria della Resistenza e la Resistenza ci salverà.
Sosteniamo la petizione che chiede le dimissioni di La Russa dalla presidenza del Senato. Chi non conosce la storia da cui è nata la nostra Repubblica, non può rappresentarla nelle istituzioni.
Chiediamo di firmare anche a voi, qui il link: https://chng.it/bMcYqh5c