di Francesca Sironi

Giugno 1441, Stato di Siena. Il ministero dell’Economia e delle Finanze – all’epoca “Gabella generale” – commissiona a un artista la copertina del bilancio statale. È una tradizione che prosegue già da secoli, e continuerà per secoli: il registro (rigoroso e dettagliato, allora) delle entrate e delle uscite della Repubblica viene rilegato a una ‘copertina’ di legno dipinta, preziosa, per esser custodito così negli archivi. Amministrazione, trasparenza e bellezza – «la musa penetra nei luoghi dove si maneggia il denaro», diranno di quelle tavole, le “biccherne”, gli studiosi. E il pittore incaricato nel ’41 del compito si supera: su un pavimento a losanghe, in prospettiva, dipinge una flagellazione che gli storici dell’arte non esiteranno a definire «capolavoro» seicento anni dopo. […]
via Sotheby’s batte Italia. Così abbiamo perso un gioiello, la bicchierna di Siena – l’Espresso