da Redazione Downtobaker
«Please come back. Il mondo come prigione?” è forse la mostra più “politica” che il Maxxi abbia finora ospitato», scrive la presidente Giovanna Melandri aprendo il catalogo della mostra curata da Hou Hanru e Luigia Lonardelli, «un mosaico delle arti contemporanee», per indagare «con una brutale franchezza d’analisi, i confini soffocanti che, nel mondo occidentale e non solo, tengono a bada la libertà interiore e le libertà espressive delle persone». Questo l’obiettivo, dunque, dell’esposizione che – prendendo il nome dall’opera omonima del collettivo Claire Fontaine – dal 9 febbraio al 21 maggio 2017 raccoglie 26 artisti e 50 opere: mettere in luce le problematiche relative al controllo tipiche della società contemporanea. Perché algoritmi, social network e big data, hanno un lato che spaventa e, alla faccia della condivisione, condizionano le nostre scelte, stravolgono la privacy, e diventano strumento per nuovi regimi – spesso commerciali – che, in nome della sicurezza, ci “incarcerano”, anche virtualmente. Con il nostro consenso.
via Tra algoritmi e telecamere. Il mondo è una prigione? – l’Espresso