di Daniela Panosetti
Assenza di confronto critico, appiattimento sul presente, mancanza di adeguati filtri all’eccesso informativo. I punti critici del web e in generale dell’attuale temperie culturale secondo Umberto Eco. “Apocalittico” sì, ma solo a metà. Un cura infatti c’è: passare dall’indiscriminata presa di parola a una consapevole “presa” di memoria.
Una semplice etichetta, persino un po’ furba, nata dall’esigenza di trovare una sintesi fulminante a una manciata di saggi su argomenti assai diversi – dai Penauts alla musica di consumo, dal kitsch al linguaggio televisivo – ma tutti in qualche modo dedicati a dare un’inedita dignità di studio all’ormai affermata cultura di massa.
A sentire l’autore, che ne ha raccontato più volte la genesi, la felicissima (e cordialmente odiata) formula “Apocalittici e integrati” è frutto di un puro caso. E dell’intuito infallibile di Valentino Bompiani. Era il 1964 e iniziavano a comparire le prime cattedre consacrate alla comunicazione di massa. Il libro era un collage di studi precedenti, messo insieme ad hoc per uno dei primi concorsi banditi sul tema, ma mancava un titolo: fu Bompiani a trovare l’idea, pescandola ad arte dall’ultimo capitolo. E costringendo il giovane studioso a scrivere quaranta pagine extra per giustificarlo.
Una trovata fortuita, insomma. Ma questo non ha impedito al modello che ne è scaturito di conquistare una sua obiettiva incidenza, e alla formula, soprattutto, di diventare proverbiale, ricomparendo puntuale a ogni nuova, più o meno presunta, rivoluzione mediale. Così è stato anche per il web, e così anche per la sua ultima incarnazione “social”, che ha sollevato le solite schiere di catastrofisti ed entusiasti.
Mantenendosi avvedutamente a distanza da entrambi, in questo andare di corsi e ricorsi, Umberto Eco continua a osservare la cultura dal punto di vista interno di chi sa, per semio[…]
via Apocalittico sarà lei. Intervista a Umberto Eco | Doppiozero