di Nicolò Porcelluzzi
E perché la amiamo: un dialogo a distanza tra Ben Lerner e Franco Fortini.
Di poesia so di non sapere, vorrei sapere ancora meno: forse vorrei saperne tutto. L’ho capito leggendo Odiare la poesia di Ben Lerner e I confini della poesia di Franco Fortini. Lerner e Fortini presentano uno schema di divergenze e affinità così fitto da intrappolare qualsiasi tentativo equilibrato di sintesi: il primo è un poeta/romanziere/intellettuale americano sospeso a mezz’aria in uno slancio dalle spalle del postmoderno americano, il secondo è un poeta/critico/intellettuale italiano, comunista, spurio, affilato. Insomma, per quanto avvenga in maniera più (Lerner) o meno (Fortini) programmatica, entrambi i saggi finiscono per chiedersi: perché amiamo e odiamo la poesia?
Bombardare le tipografie
Nel suo saggio Lerner cerca di tornare alla fonte del suo odio per la poesia. I, too, dislike it (“Neanche a me piace”): partendo dall’incipit di La poesia, una poesia di Marianne Moore imparata a fatica alle elementari, Lerner inizia a sbudellare il suo, il vostro, il nostro rapporto conflittuale con il testo poetico (le traduzioni di Odiare la poesia vengono dall’edizione Sellerio, quelle di Uomo di passaggio dall’edizione di Neri Pozza, quelle delle poesie di Lerner sono mie).Che forma d’arte è quella che dà per scontato di non piacere al suo pubblico, e che art[…]