di Mario Baudino
Un approfondimento, ricco di aneddoti, dedicato al lato meno noto di Cesare Pavese dove, in parallelo con la propria scrittura, lo si vede intento a organizzare quella degli altri dalla scrivania di una casa editrice, l’Einaudi degli inizi.
Allora come ora, un editor di narrativa poteva avere ogni tanto la tentazione di ribellarsi. Se poi si chiamava Cesare Pavese, immensa capacità di lavoro e carattere virante al brusco, poteva anche scrivere, nel primo dopoguerra, una lettera di questo tenore a qualche incauto: “Caro signore, ricevendo noi molte proposte, abbiamo dovuto sviluppare un sesto senso, e così fiutare l’ingegno e le capacità di uno scrittore dal suo tono epistolare. Il suo ci pare non prometta nulla di buono. Per ciò non dia corso all’invio dei manoscritti”.
La cita Gian Carlo Ferretti nel saggio (uscito per Einaudi) L’editore Cesare Pavese, che fa seguito ad analoghe ricerche sull’editoria libraria del Novecento – ricordiamo almeno L’editore Vittorini e il lavoro su Niccolò Gallo (Storia di un editor, Il Saggiatore) oltre alla monumentale Storia dell’editoria letteraria in Italia 1945 – 2003 (ancora Einaudi). Qui si affronta il lato meno noto di Cesare Pavese dove, in parallelo con la propria scrittura, lo si vede intento a organizzare quella degli altri dalla scrivania di una casa editrice. Fu infatti un grande protagonista nella prima, decisiva fase dello Struzzo (assunto il 1 maggio 1938, ci lavorò fino al 27 agosto del 1950, giorno del suici[…]
via L’editor Pavese, più interessato ai classici e ai saggi che ai romanzi… – Il Libraio