Letteratura

Vanni Santoni: «Abbacinati da Cartarescu»

di Daniele Ferriero.

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Sua la postfazione alla nuova edizione de L’ala sinistra: lo intervistiamo a proposito del grande scrittore rumeno e di altri visionari europei.

Nella girandola retorica ed enfatica della sloganista politica d’oggi, ieri e di domani, la Romania non viene di certo ricordata per il suo contributo alle belle lettere. Si preferisce di gran lunga dondolare tra il richiamo alla fantomatica, massiva, invasione della minoranza rom e la speculazione spicciola rispetto agli orrori ed errori del regime di Ceaușescu. Al massimo, si guarda alla Romania con la condiscendenza del padre padrone saggio e ben pasciuto.

Peccato solo che, per restare ai più noti, queste terre abbiano dato i natali a Emil Cioran (“Se Noè avesse avuto il dono di leggere il futuro sicuramente avrebbe affondato la sua barca”) e Eugen Ionescu (“Il mondo è forse solo un enorme scherzo che Dio ha fatto all’uomo”). Due esemplari definizioni di letterati potenti e controcorrente; con un fiotto di nichilismo in punta d’arguzia ed esistenzialismo. Senza considerare il contributo di Mircea Eliade all’antropologia, alla spiritualità e alla storia dei miti e delle religioni della specie umana.

In Romania, vive, scrive e opera oggi Mircea Cărtărescu, scrittore considerato tra i maggiori europei viventi. Un uomo che, con la trilogia Abbacinante, e la “premessa” di Travesti, ha ridefinito il senso del romanzo e la sua – mancanza di – misura. Ponendosi di diritto al fianco dei Roberto Bolaño, Thomas Pynchon, David Foster Wallace e W. G. Sebald.

Voland, l’editore italiano che ce ne ha fatto dono per la prima volta, ripropone ora in una veste rinnovata Abbacinante. L’ala sinistra, il primo volume. Per questo abbiamo voluto intervistare, in merito al libro e all’opera di Cărtărescu, Vanni Santoni, scrittore fiorentino, strenuo fiancheggiatore e promulgatore dell’opera del Nostro, che dirige la collana di narrativa della Tunué e ha contribuito con la postfazione al volume.

Negli anni, l’asse del massimalismo e dei libri-mondo si è spostato. Per fare di un lungo discorso una breve curiosità, vorrei chiederti cosa pensi di quanto si sta muovendo in Europa, in particolare verso est. Scrittori quali Krasznahorkai, Gospodinov, Sorokin, ma anche Aleksandar Hemon o Volodine, volendo. E, ovviamente, Cărtărescu. Ti sei chiesto a cosa questo sia dovuto, se sono rintracciabili alcune radici culturali, sociali, politiche, persino linguistiche? Oppure, se c’entra questa sorta di marginalità geografica in positivo o ci eravamo semplicemente abituati troppo bene con il canone pseudo-statunitense, prima dell’arrivo di un Bolaño?

Prima di tutto è bene chiarire che non è tanto l’asse del massimalismo, ma proprio quello del romanzo, ad essersi spostato. Il romanzo forse più importante del giro di secolo, Austerlitz del tedesco WG Sebald, del 2001, non è massimalista e non è certo “mondo”; pure, impone un magistero nuovo. Dall’altro lato, di là dall’ocean[…]

via Vanni Santoni: «Abbacinati da Cartarescu»

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