di Antonio Prete

Negletta, priva d’odore, la lingua.
Scialba, gracile, sterpo di ramaglia,
incerto balbettio, accenno, faglia
che lacera del pensiero la tela.
Ignora i gradi del sentire, come
l’azzurro svari nel giorno, non svela
né declina il dominio ampio del nome.
Prigioniera della trionfante imago,
perde grazia, precisione, finezza,
si stempera nell’inerte, nel vago,
non dispiega del mondo la bellezza,
si versa in pioggia di tweet, d’esseemmesse,
In assenza del quia e del necesse.