
Nella chiusa alle molte pagine datate 24 ottobre 1911 del suo diario, Lucy Maud Montgomery fornisce per la prima volta informazioni sulle Cronache di Avonlea (Chronicles of Avonlea):
“In questo momento sto riscrivendo e rivisitando alcuni miei racconti pubblicati su rivista. Il signor Page farà uscire in primavera un volume di essi sotto il titolo piuttosto ingannevole di Cronache di Avonlea. Il volume non contiene molti racconti brevi, quindi deve essere considerato solo come un “riempitivo”. Tuttavia, non essendomi mai piaciuto mostrare lavori che non siano il meglio che posso fare, ho dedicato molta attenzione a questi racconti al pari dei miei più importanti libri.”
Il terzo volume della saga di Anne non è, dunque, un romanzo, ma una breve raccolta di racconti – per l’esattezza dodici – in uno solo dei quali Anne Shirley appare come personaggio non protagonista, cioè La fretta di Ludovic (The Hurrying of Ludovic), e fa una breve comparsa nel Corteggiamento di Prissy Strong (The Courting of Prissy Strong). In ognuno dei rimanenti si fa menzione di Anne, di altri personaggi, di luoghi e di accadimenti nei quali i lettori hanno avuto modo di imbattersi leggendo Anne di Tetti Verdi e Anne di Avonlea. Un testo che fa da ‘sostituto’, visto che Montgomery si era dedicata ad altro (nel 1910 venne dato alle stampe Kilmeny del Frutteto [Kilmeny of the Orchad], l’anno dopo La Ragazza delle Storie [The Story Girl], e necessitava di più tempo per confezionare un vero e proprio romanzo, che vedrà la luce solo nel 1915 (Anne of the Island). Un ‘sostituto’, però, che non manca di consentirci di apprezzare ancora una volta l’arte della scrittrice canadese in un genere, quello del racconto, che le è assai congeniale, come s’era intuito a partire da Anne di Tetti Verdi, ma soprattutto in Anne di Avonlea e nel già citato La Ragazza delle Storie.
In ciascuno dei dodici racconti selezionati e ambientati ad Avonlea o nei suoi paraggi, non viene mai meno la consueta vena umoristica dell’autrice e la sua abilità nel riuscire a condurre il lettore talvolta al riso, talaltra al pianto.
Le ventisei recensioni che apparvero all’uscita delle Cronache furono pienamente positive, in taluni casi entusiastiche, e tesserono le lodi della prosa lirica di Montgomery, del suo stile, della descrizione di nuovi personaggi, tipi umani con i loro modi peculiari di esprimersi e di comportarsi, del piacevole vecchio sentimentalismo che permeava tutte le storie (segnalando, in particolare, La Vecchia Lady Lloyd, Ognuno nella propria lingua, La piccola Joscelyn e La conquista di Lucinda).

Il testo alla base della presente traduzione integrale, curata da Terry Passanisi e da chi scrive, è frutto del confronto fra la prima edizione Page & Co. (1912) e quella Harrap (1925), ed è stato corredato, in sintonia con i precedenti titoli, da un apparato di note che segnalano i riferimenti letterari e storici e riportano, ove si è ritenuto opportuno, il testo originale.
Citazioni e allusioni poetiche e letterarie sono abbastanza frequenti anche in questi racconti, con una netta prevalenza delle citazioni bibliche (si tratta pur sempre di racconti giovanili, ritoccati e adattati qua e là). Come anticipato nell᾽Introduzione ad Anne di Avonlea, anche in questo caso l’epigrafe è di Whittier, la dedicataria dell’opera, invece, è la defunta moglie di William A. Houston, la cara Tillie Mackenzie. Alla fine del volume, due tavole con la copertina e il frontespizio di George Gibbs per la prima edizione del 1912.