Letteratura Società

"2146" di Marco Marmeggi, quell’isola in mezzo al mare che è sempre simbolo di rinascita

Esce domani, 17 marzo, ed è già disponibile su tutti gli store on line, per Einaudi Ragazzi, il romanzo di Marco Marmeggi "2146". Protagonista assoluto: il mare.

di Terry Passanisi

L’autore del romanzo, Marco Marmeggi

Spartaco e Sofì sono due giovani cresciuti in un villaggio galleggiante di pescatori di spugne. Un mondo a pelo d’acqua il cui destino si intreccia a quello di una balena dal becco d’oca che vive nelle profondità dei suoi mari. È lei la divinità del villaggio, la protettrice del segreto misterioso che si nasconde sui fondali della baia. Ma la vita dei due ragazzi viene sconvolta dall’arrivo di un Viaggiatore proveniente dalle terre dell’Impero. Sarà lui, con il suo occhio verde smeraldo, i tre denti di squalo appesi alla collana e una lunga cicatrice sulla faccia, a minacciare la vita tranquilla dell’intera comunità. In un’ipotetica ambientazione post-apocalittica, la vita dei sopravvissuti riparte dal contatto diretto con il mare; l’unico vero regime rimasto al mondo vuole soggiogare a sé le genti libere. Le strade di Spartaco e Sofì dovranno dividersi, conducendoli ad affrontare un nemico molto potente senza sapere se potranno incontrarsi di nuovo.

Esce domani, 17 marzo, ed è già disponibile su tutti gli store on line, per Einaudi Ragazzi, il romanzo di Marco Marmeggi “2146”. Sono davvero felice di aver contribuito nel mio piccolo alla pubblicazione di quest’opera come scout per Einaudi, mettendomi sempre un po’ nei panni degli scrittori esordienti che inviano il loro manoscritto a una grande casa editrice. Ciò che mi ha colpito subito di “2146” è che già dai primi capoversi l’autore esordiente denota la facilità con cui è capace di ordire e redigere una storia di mare, isolana e, soprattutto, subacquea e di costruirvi attorno una trama ricca e un intreccio avvincente, a partire dai tanti personaggi diversissimi e tra loro molto ben delineati. I nomi sono azzeccati e rimangono saldi in mente grazie a un’ispirata musicalità. Intuire da dove proviene tale capacità è immediato, grazie alle note biografiche dello scrittore: Marmeggi è in primis un insegnante, vive sull’Isola d’Elba, organizza corsi per giovani e adulti a sfondo marinaro ed ecologico e conosce a menadito l’elemento che tratta e che, al posto del sangue, molto probabilmente gli scorre nelle vene.

Uno scatto dell’Isola d’Elba dello stesso scrittore

Il romanzo è pienamente promosso e consigliato: evocativo ed emozionante; le scene sottomarine sono quanto di meglio si possa auspicare di trovare in un romanzo d’avventura. Marmeggi risulta molto ispirato nelle scene subacquee, ma una delle migliori è la descrizione di un gioco d’ombre dato dall’illuminazione della lanterna sulle lamiere interne di un relitto:

“La luce vacillò e aloni giallastri tinsero le pareti metalliche come danzatori infernali in una caverna. Il Viaggiatore aprì la porta, illuminò un lungo corridoio e si diresse verso le stive. L’ombra di se stesso ricomparve davanti a lui, l’altezza di un bambino, lo stesso entusiasmo nella camminata. Saltellava, scomparendo oltre il cono di luce e ricomparendo ogni volta che rallentava il passo. Il Viaggiatore sollevò la lampada per vedere meglio, gli piaceva quell’inseguimento, gli sembrava di procedere dentro ai sogni, di poterli toccare.”

Grazie all’ottima proprietà di linguaggio, vi è un’interessante alternanza tra descrizione delle scene in terza persona, al passato, e le descrizioni introspettive in prima persona, al presente. L’intreccio è pressoché lineare, anche se vi sono alcune piccole sovrapposizioni temporali tra i diversi punti di vista; il romanzo va inteso più o meno separato in tre macro capitoli: la presentazione dell’isola – che non è un’isola, ma così non ho fatto che immaginarmela -, dei suoi fenomeni naturali e dei suoi abitanti; la minaccia che arriva da lontano rappresentata dal Viaggiatore ed emissario dell’Impero; il confronto finale, la resa dei conti.

Nel corso della prima lettura, di assaggio, ho avuto delle piccole perplessità – anzi, piccolissime, subito fugate – che spiegherò meglio. Parto proprio dai personaggi e dalla trama del romanzo: un cataclisma (forse il quid più debole, che regge meno poiché entità troppo astratta e disarticolata, ma è piuttosto secondario come in moltissime storie del genere), un’isola in mezzo al mare sulla quale i sopravvissuti vogliono ricostruirsi una vita degna di essere vissuta, degli elementi fanta-ecologici allo stesso tempo minacciosi o benevoli, degli antagonisti più o meno identificabili con un regime imperialista para-militare. Non credo risuoni solo nella mia testa, immediatamente, l’eco del romanzo di Alexander Key The incredible tide da cui Hayao Miyazaki ha tratto l’anime Conan, il ragazzo del futuro. La prima cosa, quindi, a cui ho pensato, prima di leggerlo integralmente, è stata: ci sarà davvero bisogno di un ennesimo romanzo di questa specie? Con il procedere della lettura, completa e più approfondita, mi sono tolto ogni dubbio; sì, c’è bisogno di rispolverare in chiave contemporanea (e senza tempo) una tematica di questo tipo. A dire il vero, nonostante gli stilemi non si discostino affatto dal romanzo di Key – e me ne vengono in mente almeno altri cinque o sei del genere che presumo Marmeggi abbia letto o conosca, come Il Colombre di Buzzati, L’isola di Arturo di Elsa Morante, Il vecchio e il mare di Hemingway, Cuore di Tenebra di Conrad, Verne e Salgari, i fumetti di Corto Maltese, e via dicendo – la storia, piuttosto, risulta paradossalmente originale, prende la sua coraggiosa strada e si guadagna la propria singolarità; non riesce mai a distanziarsi da quelle opere, ma non ne ha bisogno, e ne viene fuori quello che potrei definire un remake (come nel cinema) che conserva la propria identità, originalità e necessità d’esistere. Scena finale un po’ scontata, ma suggestiva, che naturalmente non anticiperò.

Insomma, un appassionante romanzo antichissimo eppure al passo con gli strani tempi che stiamo vivendo. Per capire meglio tutto quello che sta sopra e sotto il mare, in un’analogia tutto ciò che sta fuori e dentro di noi.


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4 commenti

  1. Grazie, grazie e grazie. Recensione bellissima che mi ha emozionato tanto. Quindi sei tu ad aver scovato il libro tra mille!!! Che bello poterti conoscere. Se hai un contatto FB, ti taggo nel post che faccio stasera condividendo il tuo articolo. Puoi inviarmelo anche privatamente alla mia mail che dovrebbe comparire, ma in ogni caso mi trovi, appunto, su FB. Le cose che hai scritto sono tutte vere, gli spunti e gli immaginari a cui ho attinto pure. Nella mia testa non è ambientato su un’isola, ma conta poco, un romanzo pubblicato, come si dice, non è più di chi lo ha scritto, ma di chi lo legge. Un caro saluto. Quando tutto questo delirio sarà finito, magari ci incontreremo. Buon vento.

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  2. Grazie, grazie e grazie. Allora sei tu ad avermi scovato tra mille!!! Che bello poterti conoscere. Se mi dai un tuo contatto FB (privatamente, per mail o chiedendomi l’amicizia) posso taggarti quando, stasera, condividerò il tuo bellissimo articolo. Le cose che dici sono tutte vere, i rimandi, gli immaginari a cui ho attinto, la lettura di fondo, la divisione in tre parti della trama. Nuovamente, grazie. Io non lo avevo ambientato su un’isola, ma poco importa. Come si dice, un romanzo una volta stampato non è più di chi lo ha scritto, ma di chi lo legge. Quando tutto questo delirio sarà finito, spero di incontrarti di persona. Buon vento. E che sia del migliore.

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    1. Grazie Marco; non so perché, in effetti, non venga mai nominata la parola ‘isola’ eppure mi sia sempre sembrato che i personaggi si muovessero, per qualche analogia, su di essa! Ancora complimenti.

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