Racconti

La sagra del coniglio

di Terry Passanisi

Sono un pavido, c’è poco da fare. Quando Salterio Sbircio m’aveva invitato per il week-end nella villa di famiglia in costiera, ne ho dato prova definitiva. A me, soprattutto. Per quel sabato e domenica d’aprile, l’omino delle previsioni, ottimista come sempre, annunciava che il sole avrebbe sciolto le pietre e che neanche una nuvola avrebbe rovinato gli svaghi. Tanto per cambiare, aveva torto. Per non tralasciare neanche un particolare, devo precisarvi subito che solo la domenica si era visto uno squarcio di sole, nel tardo pomeriggio, quando l’ora di rientrare ognuno a casa propria era ormai sopraggiunta.

La villa era piena zeppa di ospiti; a parte un paio d’amici di vecchia data che si erano offerti di darmi un passaggio fin là, gli altri non li conoscevo proprio, oppure non li vedevo da tre vite. Dettagli anche questi, ma a me, che di natura sono timido, e pavido, la cosa mette soggezione. L’intero sabato l’abbiamo trascorso chiusi in casa, davanti alla vetrata panoramica del salotto, ad ammirare, per modo di dire e per conferirgli un’aura felice, lo scroscio del temporale sul mare, lungo l’orizzonte. Per consolarmi, ho passato il week-end a giochicchiare con due coniglietti chiusi in gabbia. Un cugino dei padroni di casa, pingue e occhialuto, dalla voce pungente e fastidiosa, ha insistito per ore nel volermi mostrare il video dell’attentato che fecero al sindaco del borgo nella Pasqua di vent’anni prima, più o meno in quella data. Ho provato a resistere, finché, causa la noia e l’insistenza dell’omaccione, ho ceduto e l’ho guardato tutto dal primo all’ultimo secondo.

Insomma: ho mangiato male, dormito peggio su una poltrona-letto da fachiri, preda di incubi in cui un commando kamikaze di conigli indiani dalle pupille di lava, la bandana sulla fronte con il Sol Nascente sotto orecchie simili a sciabole, si faceva esplodere in mezzo al salotto dilaniando fino all’ultimo ospite; una volta compiuto il massacro, veniva servita loro la nostra carne, strisce di bacon fatte alla griglia. Prima che facesse buio, esausto, con le ossa a pezzi e lo stomaco sottosopra, ho issato lo zaino sulle spalle e me ne sono andato, con l’intento di prendere l’ultimo pullman della domenica che mi riportasse a casa verso il centro città; da solo, pavido, sul punto di farmi esplodere.


Se continuiamo a tenere vivo questo spazio è grazie a te. Anche un solo euro per noi significa molto. Torna presto a leggerci e SOSTIENI DOWNTOBAKER

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: